"Dunkirk", la guerra al cinema fa ancora litigare mezza Europa

Il film di Nolan piace a critici e pubblico ma irrita gli storici francesi: «Un'onta, troppo filobritannico»

"Dunkirk", la guerra al cinema fa ancora litigare mezza Europa

Geopolitica e popcorn. La Francia e la Russia sono molto offese per il film Dunkirk, appena uscito negli Usa, in Gran Bretagna e in Francia (da noi uscirà il 31 agosto). Le proteste più vibranti arrivano da Parigi. Motivo: la ricostruzione dell'evacuazione della città francese di Dunkerque (Dunkirk in inglese), nelle fasi iniziali della Seconda Guerra Mondiale non riconoscerebbe adeguatamente il ruolo avuto dalle truppe francesi. E così, il film di Christopher Nolan che è riuscito a mettere d'accordo come poche volte è accaduto critici e pubblico (anche in Francia), ha fatto arrabbiare gli storici.

L'episodio che il film ricostruisce in modo cinematograficamente inappuntabile è la battaglia di Dunkerque, svoltasi tra la fine di maggio e l'inizio di giugno del 1940. Le truppe della Wehrmacht avevano appena raggiunto la Manica dopo una prepotente avanzata nell'Ovest della Francia e avevano isolato le armate alleate francesi e britanniche . Strette nel cuneo delle Panzerdivision le forze anglo-francesi, quasi 400mila soldati, furono concentrate a Dunkerque e di qui evacuate via mare nel corso di un'operazione grandiosa e spericolata che costituì il primo vero smacco subito dalla Germania nel corso del conflitto. La monumentale fuga è ricostruita da Nolan con uno spiegamento di mezzi grandioso (200 milioni di budget) e con un cast in cui spiccano lo scespiriano Kenneth Branagh, il belloccio Tom Hardy e Harry Stiles, che però deve la sua fama ai suoi trascorsi nella boy band One Direction.

Non è però la presenza della popstar britannica (che pure ha fatto inizialmente storcere la bocca ai cinefili salvo poi ammettere che sì, non se la cava troppo male) a irritare i francesi. Ma la ricostruzione dei fatti, che «defrancesizza» totalmente la pagina storica. Secondo Geoffroy Caillet, critico cinematografico del Figaro, i soldati francesi nel film di Nolan sono «ridotti a un gruppo di silhouette furtive e derisorie», anche quei «40mila tra loro che affrontarono eroicamente l'esercito tedesco nella Dunkerque bombardata e rallentarono a Lille con la prima armata la progressione dei blindati della Wehrmacht». Simile la protesta di Jacques Mandelbaum su Le Monde, che definisce il film «sprezzantemente maleducato» per il suo plot «integralmente filobritannico». «Una dozzina di secondi dedicati a un gruppo di soldati francesi impegnati nella difesa della città non rendono merito al ruolo fondamentale della Francia nella folle evacuazione». «Gli anglosassoni - taglia corto Gary Assouline, sull'edizione transalpina di Huffington Post - hanno la sgradevole tendenza a magnificare le gesta dell'esercito britannico e a dimenticare quelle dell'esercito francese». La risposta dello storico inglese Max Hastings è un capolavoro di pragmatismo: «Il film di Nolan è spudoratamente britannico come molti dei film di Steven Spielberg sono spudoratamente americani. I francesi si facciano il loro film se vogliono raccontare la storia nazionale nel modo secondo loro corretto». Ma forse ci sarebbe stato più spazio per le gesta dei francesi se Nolan non avesse deciso di fare il film più breve della sua carriera (106 minuti contro i 140 di Batman Begins, i 148 di Inception e i 168 di Interstellar), preoccupato per una volta che una durata eccessiva potesse annacquare la suspence.

E i russi? Anche loro hanno criticato Dunkirk per ragioni geopolitiche.

Molti russi hanno scritto sui social network che nel film viene raccontato come un miracolo lo «spettacolo di una sconfitta» mentre il magazine Mirf.ru parla di una «pagina non gloriosa della storia britannica», che racconta «della loro codardia». Calmi tutti, è solo cinema. O no?

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