E adesso Padoan ammette: non abbiamo più un euro

Il ministro: «Risorse limitate, la nuova legge di bilancio dovrà avere poche misure». Deficit-Pil, sforato il tetto

E adesso Padoan ammette: non abbiamo più un euro

Roma - La legge di bilancio 2017 partirà con il freno a mano tirato perché le disponibilità dello Stato sono ridotte all'osso. Il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, ieri in un'intervista al Sole 24 Ore ha confermato ciò che il Giornale sta scrivendo da alcune settimane e cioè che la manovra «avrà vincoli stretti e dovrà concentrare le risorse su poche misure molto centrate, orientate a favorire la crescita e la produttività».

Il problema è sempre il medesimo: le stime non saranno rispettate e dunque i saldi di finanza pubblica sarebbero a rischio se si aumentassero ulteriormente le spese, un rischio che Padoan vuole evitare, essendo meno propenso rispetto al premier Renzi ad affrontare scontri di questo tipo con Bruxelles. Il titolare del Tesoro ha confermato gli impegni relativi alla discesa del debito in virtù dei proventi della privatizzazione di Enav e del collocamento sul mercato della seconda tranche di Poste. «Faremo di tutto per centrare questo obiettivo», ha aggiunto il ministro imputando allo shock della Brexit il calo inatteso della produzione industriale di giugno nonostante in Gran Bretagna si sia votato solo alla fine del mese.

Anche sul fronte del deficit il sentiero si annuncia impervio. «Il rallentamento è più forte del previsto e bisognerà tenerne conto», ha sottolineato Padoan di fatto preannunciando che il target di rapporto deficit/Pil all'1,8% l'anno prossimo probabilmente non sarà raggiunto. Ma quand'anche Bruxelles consentisse di superare di circa un decimo di punto percentuale (16-17 miliardi) quel tetto confermando appieno tutta la flessibilità già riconosciuta, i 10 miliardi di correzione che la Commissione Ue ha chiesto all'Italia comprometterebbero buona parte del «tesoretto» (si tratta di maggior deficit, infatti).

Ecco perché Padoan ha parlato di «poche misure molto centrate». Per quanto riguarda il versante produttivo, sarà molto probabilmente realizzato il promesso taglio dell'Ires di 3,5 punti percentuali (costa circa 3 miliardi) perché gli stanziamenti sono stati effettuati e sarà confermato il «super ammortamento» cioè la deducibilità al 140% dei beni strumentali acquistati o presi in leasing dalle aziende (un miliardo). Grandi problemi non ci dovrebbero essere anche per la riproposizione della detassazione dei premi di produttività (costi compresi fra i 500 e i 600 milioni circa), anche in funzione di una «ricucitura» generalizzata con il sindacato in vista del referendum. Il resto sarà a costo zero o quasi nel senso che si demanderà agli attori pubblici come Ferrovie e Anas il compito di accelerare l'attuazione dei rispettivi piani di investimento. Non è un caso che il decreto Competitività (con il taglio della tassa sui rendimenti per chi investe nei bond delle pmi) molto probabilmente sarà tirato fuori dalla naftalina a fine agosto per anticipare nel 2016 quel che nel 2017 probabilmente sarebbe impedito.

Un Padoan moderatamente «renziano», quindi. Non a caso nell'intervista ha polemizzato per la prima volta in assoluto sulle regole del bail in parlando di «reazioni che non erano state ben previste». Un modo molto soft per prendersela con la Germania.

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