I l tempo degli ultimi fuochi d'artificio tra Pd e Cinque Stelle sulla riforma dei vitalizi al Senato e sulla missione in Libia illustrata dal ministro Pinotti in Commissione Difesa. A Montecitorio spazio per qualche stanca schermaglia sul decreto Mezzogiorno, approdato lunedì per la discussione in un'aula deserta (reduce dal week end) e approvato ieri senza patemi: fiducia incassata dal governo con 318 sì e 153 no. Ovvero, un deputato su quattro era già assente.
L'esecutivo ha accelerato l'iter del provvedimento con cui spera di rilanciare il Sud, la cui scadenza della conversione in legge era fissata per il 19 agosto. Anche perché il rumore dei trolley che solcano i corridoi risuona già da giorni nelle due Camere immerse nella calura agostana: nella seduta del licenziamento, il 27 luglio, della nuova norma sui vaccini quella dei deputati ha visto un tasso di assenza che ha toccato il 21 per cento, mentre in occasione del salva banche ha superato il 37 per cento.
Per gli «stacanovisti» rimasti, gli sforzi si protrarranno ancora per 24 ore, fino a domani, quando è previsto il voto del rendiconto finanziario di ciascuna camera e la fiducia al dl Concorrenza, prima di archiviare le polemiche e rimandare ciò che resta dei lavori a settembre inoltrato, più precisamente il 12. Così, con 40 giorni di ferie il Parlamento congela l'agenda politica per lasciare spazio alle chiacchiere da ombrellone sugli scenari d'autunno. L'ultima settimana «corta» si concluderà domani sera a Montecitorio, e a Palazzo Madama lo stop potrebbe essere anticipato di qualche ora. La successiva seduta di entrambe le assemblee è prevista il 12 settembre, dopo una parentesi di cinque settimane. Il doppio dei 19 giorni di vacanza goduti durante il periodo natalizio, quando il Parlamento chiuse in pieno terremoto di governo con la transizione da Renzi a Gentiloni. Le commissioni di entrambi i rami invece riprenderanno i lavori un po' prima, il 5 settembre alla Camera e il 3 al Senato.
Anche un anno fa deputati e senatori fecero le valigie per la «quaresima» estiva mettendo in cantina i ddl più delicati come allora era la riforma penale. Nel 2015, il Parlamento rimase sbarrato poco più di un mese, mentre nel 2014, primo anno di legislatura renziana, deputati e senatori andavano in ferie dopo, il 7 agosto, e tornavano sugli scranni prima, il 7 settembre. Ma c'erano altri climi e altre attese, col segretario Pd appena asceso a Palazzo Chigi a sventolare la bandierina della rottamazione e del «cambia verso». Ora, il mantra è «settembre», accantonamento ideale dei passaggi più scivolosi per il governo, soprattutto al Senato dove i numeri ballano a ogni test sulla tenuta dell'esecutivo.
A settembre la legge elettorale, a settembre i vitalizi, a settembre lo ius soli, e pure misure delicate per la vita dei cittadini come le modifiche al codice antimafia. A ottobre, poi, la legge di bilancio. Servirà pur un po' di riposo.
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