Vincenzo De Luca prova a trasformare la Regione Campania in un'agenzia di collocamento per il lavoro. Il governatore prepara infatti per gli ultimi tre anni della legislatura un'infornata di assunzioni (a tempo determinato) nell'ente regionale. Come nella miglior tradizione comunista, l'ex sindaco sceriffo di Salerno ricorre alla spesa pubblica per finanziare un piano di sussidi e contratti annuali per i giovani campani. Lo scorso 28 luglio la giunta regionale ha licenziato un disegno di legge per istituire il servizio civile regionale. Un doppione, insomma, di quello nazionale.
Il provvedimento di De Luca rischia di aprire non solo un conflitto di competenza tra Stato centrale, perché già esiste una legge sul servizio civile, e la Campania, ma soprattutto di appesantire il bilancio della Regione. Il disegno di legge punterebbe al reclutamento di migliaia di giovani, di età compresa tra i 18 e 28 anni, da impiegare, tramite contratti a termine che andranno da un minimo di 8 mesi a un massimo di 12, nei vari settori dall'amministrazione regionale. Mariano D'Antonio, a suo tempo assessore regionale al Bilancio della giunta guidata da Antonio Bassolino, in una lettera al quotidiano Repubblica, avanza dubbi sull'utilità dell'iniziativa. In primo luogo, nel disegno di legge non è specificato il numero dei giovani che sarà assunto con contratti a termine dalla Regione. E poi non è individuato il budget che la giunta regionale stanzierà per finanziare il servizio civile regionale.
C'è il rischio, quindi, che l'operazione deluchiana, utile a distribuire un po' di contratti, possa incidere pesantemente sulle casse della Regione Campania. Soldi che non serviranno, purtroppo, a risolvere il problema della disoccupazione in Campania, che ha raggiunto una percentuale del 20,4, ma solo a mettere in campo la solita riposta assistenzialista di impronta comunista.
Perché, dunque, De Luca ha deciso di affidarsi allo strumento del servizio civile regionale? Circola il sospetto di un'operazione pre-elettorale alla vigilia di due importanti appuntamenti: le Politiche del 2018 e le Regionali del 2020. Ma sull'intera operazione incombe il rischio di un cortocircuito istituzionale: il governo Gentiloni potrebbe impugnare la legge per conflitto di competenza e stroncare i piani di De Luca.
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