E Delrio era pronto a lasciare l'esecutivo. Il premier ha detto no

Gli interessati smentiscono: "Pettegolezzi", ma il segretario è alle prese anche con le tensioni interne per la nomina del responsabile dell'organizzazione

E Delrio era pronto a lasciare l'esecutivo. Il premier ha detto no

Le reprimende dell'Unione Europea sulla gestione dei fondi Ue rischiano di riattizzare le voci, che girano da un paio di mesi, sulle tensioni tra il premier Matteo Renzi e Graziano Delrio, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio che ha la delega alle politiche della Coesione territoriale, cui fa capo la materia.

Ieri, nel solleone agostano, un colpo l'ha sparato dal suo sito di gossip Cesare Lanza, giornalista e autore televisivo che solitamente si occupa di vip, soubrette e show business più che di politica, ma che ieri assicurava di aver saputo da «fonti più che attendibili» di una lettera di dimissioni firmata dal sottosegretario. Anzi, più di una lettera: «Delrio, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, ha presentato in questi giorni tre volte le dimissioni. E tre volte le dimissioni sono stare respinte», si legge. Inutile cercare conferme ufficiali: sul fronte renziano come su quello di Delrio la faccenda viene liquidata come «scandalismo» e pettegolezzo estivo.

Quel che è certo, però, è che le fatiche del governo hanno più volte incrinato l'idillio passato, quando l'ex sindaco di Reggio Emilia raccontava di aver memorizzato nella rubrica del cellulare il numero di Renzi sotto lo pseudonimo biblico di «Mosè». Voci di dissapori e addirittura scontri tra i due sono rimbalzate ripetutamente dai corridoi di Palazzo Chigi, e persino la portavoce del Pd Debora Serracchiani ha indirettamente confermato qualche screzio: «Non mi risultano rotture. Ma siamo una squadra che sta lavorando da molto tempo insieme, a volte possono esserci delle tensioni». Questioni caratteriali, come quando il prudente Delrio frena l'irruente premier dicendogli: «Matteo, questo non si può fare» e mandandolo su tutte le furie. Questioni di controllo della macchina, come quando Renzi si lamenta che «Graziano non mi fa vedere i dossier». Questioni di rivalità frequenti con l'altro sottosegretario, Lorenzo Lotti, braccio destro («braccio armato», lo definiscono i nemici) di Renzi. Giorni fa era rimbalzata l'ennesima voce secondo la quale, ad esempio, il premier avrebbe voluto sottrarre all'impegnatissimo Delrio la delega allo Sport, per darla a Lotti.

Il fronte Delrio non sarebbe peraltro l'unica faglia interna al Cerchio Magico del premier. A dar retta alle voci che arrivano dal Nazareno, anche l'impasse sulla nuova segreteria del partito, la cui costituzione è rinviata ormai a dopo la festa dell'Unità a fine settembre, sarebbe tutto interno all'area renziana. In ballo soprattutto la carica più «pesante», quella di responsabile dell'Organizzazione, contesa tra il vicesegretario Lorenzo Guerini e il responsabile Enti locali Stefano Bonaccini.

Il quale a sua volta è in lizza con il «delriano» Matteo Richetti per la candidatura in Emilia Romagna. Entrambi però potrebbero essere costretti al passo indietro in favore di un accordo con Pier Luigi Bersani sul nome dell'ex sindaco di Imola Daniele Manca.

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