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E ora l'ala ortodossa di Fico insidia Luigino

La sterzata a sinistra è un gol dei "puri": non possono digerire la Lega

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Roma - Passo dopo passo. Gli ortodossi avanzano silenziosamente, con la benedizione di Beppe Grillo, nel M5s e puntano a indebolire la leadership di Luigi Di Maio. Imponendo un cambio della linea politica al Movimento. L'apertura al Pd, mai fino ad oggi così esplicita, del leader dei 5 stelle nell'intervista a Repubblica segna un punto a favore dei grillini duri e puri, che minacciano barricate in caso di un accordo di governo con la Lega di Matteo Salvini. Di Maio ingoia il rospo e studia una strategia per difendersi da chi nel Movimento comincia a mettere in discussione il suo ruolo.

Grillo ufficialmente si è defilato, ma continua a dettare, dietro le quinte, tramite i due fedelissimi, Roberto Fico e Vito Crimi, le mosse dell'ala ortodossa. Il ripiegamento a sinistra del M5s conferma l'avanzata della corrente movimentista e consegna nelle mani del presidente della Camera l'arma per ribaltare gli equilibri, spingendo nell'angolo Di Maio e il suo cerchio magico. Finora, il capo politico dei pentastellati ha avuto pieni poteri sia sulla scelta dei capigruppo, Danilo Toninelli e Giulia Grillo, che sulle trattative per la formazione del governo. Una strategia fallimentare, dalla pagliacciata del contratto ai veti su Silvio Berlusconi, che non ha prodotto alcun risultato ma che, anzi, rischia di vanificare il risultato elettorale del 4 marzo. E anche l'arroccamento di Di Maio, che non vuole rinunciare alla poltrona di presidente del Consiglio, comincia a generare malessere tra i parlamentari del M5s.

I tempi per chiedere la testa del leader grillino non sono ancora maturi ma per imporre una sterzata alla linea politica sì. L'elezione di Fico alla guida della Camera dei deputati è stata la prima vittoria dell'ala ortodossa: Di Maio aveva puntato sul fedelissimo Riccardo Fraccaro ma alla fine è stato costretto a cedere sul nome del leader della minoranza interna. Incassata la sconfitta, l'ex vicepresidente della Camera sperava di approdare a Palazzo Chigi, spaccando il centrodestra e fidando sull'appoggio della Lega. Il piano per ora è fallito: i veti sul Cavaliere hanno avuto come unico effetto quello di rinsaldare l'asse tra Lega e Forza Italia. Altra mossa sbagliata. Altro punto a favore dell'ala ortodossa, che ha imposto la virata a sinistra.

Per Grillo e Fico, che non hanno mai risparmiato attacchi a Salvini e alla Lega, l'unico accordo possibile è con il Pd. Non è un mistero, gli ultimi cinque anni in Parlamento l'hanno certificato, che il presidente della Camera abbia una maggiore affinità politica con il mondo di sinistra. Le sue posizioni a favore dello Ius soli, dell'accoglienza e delle adozioni gay sono i pilastri su cui provare a costruire una maggioranza che dia il via libera a un esecutivo Pd-M5s.

Di Maio nasconde il fallimento della propria strategia politica, tentando di cambiare strada in corsa. Perché il timore vero del capo politico del M5s è che venga tagliato fuori dai giochi. Scavalcato proprio da Fico che potrebbe avere più chance di guidare un governo Pd-M5s.

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