Roma La pirateria audiovisiva produce sull'economia italiana un danno quantificabile in 1,2 miliardi di euro all'anno. È quanto emerge da una ricerca realizzata da Ipsos per la Fapav (Federazione per la tutela dei contenuti audiovisivi e multimediali). La somma corrisponde al fatturato perso da tutti i settori economici a causa della contraffazione. Ovviamente, il primo comparto a risentirne è quello dei media con 686 milioni andati in fumo l'anno scorso dei quali 518 milioni e 181 milioni per le serie televisive (la somma è inferiore al valore delle singole parti in quanto, ad esempio, un singolo abbonamento pay-tv consente di vedere diversi contenuti; ndr). I mancati introiti fiscali sono stati stimati in 198 milioni di euro tra Iva e imposte sul reddito eluse, mentre i posti di lavoro a rischio nel settore audiovisivo sono 6.540.
La ricerca ha fornito un identikit dei soggetti che l'anno scorso hanno usufruito di contenuti piratati per 669 milioni di volte. Due italiani su cinque (il 39% dell'intera popolazione) almeno una volta hanno guardato illegalmente film, serie tv o programmi televisivi e di intrattenimento. Il 33% della popolazione adulta nel 2016 ha consumato almeno un atto di pirateria sui film sia tramite copie illegali che, soprattutto attraverso il download da Internet o lo streaming attraverso siti illegali, un fenomeno che negli ultimi sei anni è cresciuto del 78 per cento. Il nuovo pirata digitale è principalmente uomo (55%), lavoratore (54%), in posizioni direttive o autonome più frequentemente della media della popolazione italiana, con un titolo di studio mediamente più elevato (il 62% è almeno diplomato). La profilazione smonta la credenza diffusa secondo cui la pirateria sarebbe motivata da difficoltà economiche.
«Occorre puntare, da un lato, la consapevolezza sulla percezione del reato (l'82% dei fruitori sa di commettere una violazione della legge) e, dall'altro, in una maggiore responsabilizzazione degli intermediari del web»,
ha commentato Federico Bagnoli Rossi, segretario generale Fapav. Secondo il vicepresidente e ad di Medusa, Giampaolo Letta, è necessario rafforzare il sistema sanzionatorio «con più convinzione, colpendo anche dal basso».
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