Lui lo chiama «il metodo del divano rosso». Ogni tanto prende un sofà, lo mette nelle strade della sua Slupsk e aspetta che qualche concittadino vi si sieda e condivida con lui storie, suggerimenti, preoccupazioni. Anche grazie a questa capacità di ascoltare, quattro anni fa Robert Biedron è diventato sindaco della città polacca, 100mila abitanti a una ventina di chilometri dal Mar Baltico. Carica non scontata per un «non allineato» come lui: ateo e apertamente gay, in uno dei Paesi più cattolici e conservatori d'Europa. Oggi Biedron è tra i possibili candidati alle elezioni presidenziali del 2020, dove gli ultimi sondaggi lo danno terzo dopo il presidente in carica Andrzej Duda e l'attuale numero uno del Consiglio europeo Donald Tusk.
L'impegno civile di Biedron, 42 anni, comincia con l'attivismo Lgbt. Allora - erano i primi anni Duemila - le marce per i diritti gay erano vietate e il tema era un tabù. L'ingresso nel mondo della politica avviene nel 2011, con l'elezione nelle file del partito liberale Palikot che lo fecero diventare il primo parlamentare polacco dichiaratamente omosessuale. Primato replicato nel 2014, quando viene designato primo cittadino di Slupsk. Ora a spingere la sua candidatura alle presidenziali è un altro ex capo di Stato, Kwasniewski.
La sfida non è semplice. Biedron si è detto favorevole alla legalizzazione delle unioni gay e dell'aborto (è in discussione in Parlamento un disegno di legge ulteriormente restrittivo in merito), a una politica di accoglienza dei rifugiati e, soprattutto, a uno Stato più laico: una delle prime decisioni prese una volta eletto sindaco è stata quella di togliere dal suo ufficio il ritratto di Papa Giovanni Paolo II. Ma la Polonia sembra andare nella direzione opposta. Diritto e Giustizia, il partito nazionalista, conservatore e cattolico al governo, ha la maggioranza assoluta in Parlamento e il sostegno di parte della sinistra grazie alle sue politiche di welfare, sostegno alla famiglia e sussidi per la casa. Per Biedron, comunque, già l'essere diventato primo cittadino è segno di un cambiamento in atto nella società. «Prima per strada mi picchiavano e mi sputavano addosso - ha dichiarato in un'intervista - oggi mi sorridono e mi salutano».
«La Polonia è un Paese imprevedibile, in grado di eleggere una volta un nazionalista autoritario e quella dopo un gay liberale - spiega al Giornale Christian Davies, corrispondente a Varsavia per il quotidiano inglese The Guardian - Per ora Biedron rappresenta un elemento di eccitazione per la sinistra e per quella fetta di popolazione stufa delle ingerenze della Chiesa nella politica. Ma è ancora prematuro parlare della sua performance alle presidenziali, non avendo al momento neanche un partito alle spalle».
Certo è che il sindaco potrebbe tentare di dar vita a un polo progressiva al momento assente. «Potrebbe correre come figura moderna e fresca nel 2020, per poi riprovarci seriamente nel 2025 - continua Davies - Anche se la Polonia non cambierà con un nuovo presidente, ma solo con un nuovo governo».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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