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Gli ecovandali si riciclano come sciacalli "Tutta colpa dei negazionisti del clima"

Gli ambientalisti di "Ultima generazione" sfruttano la tragedia per accusare il governo e fare proseliti per nuove azioni di disobbedienza

Gli ecovandali si riciclano come sciacalli "Tutta colpa dei negazionisti del clima"
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Da eco-ribelli a eco-sciacalli il passo è breve e neanche di fronte alla tragica alluvione che in questi giorni ha colpito l'Emilia Romagna, gli ambientalisti radicalizzati riescono a mettere da parte l'ideologia. I militanti di Ultima Generazione hanno parlato di una tragedia «in gran parte causata ancora una volta dai combustibili fossili» puntando il dito contro la «superficialità» con cui viene affrontata la questione ambientale. Da qui la strumentalizzazione dell'alluvione per fare proselitismo cercando nuovi attivisti disposti a impegnarsi nelle azioni di disobbedienza civile e bloccando il traffico con l'invito a venire «in strada con noi».

Gli eco-vandali utilizzano gli eventi tragici dell'Emilia Romagna per portare avanti le loro tesi radicali addossando la colpa ai «negazionisti del cambiamento climatico» e, come scritto da certi intellettuali, accusando il governo di posizione negazioniste sui temi ambientali.

Proprio contro l'esecutivo se la prende Ultima Generazione che su Twitter scrive: «Quante altre case devono essere distrutte, quante altre vittime devono esserci prima che il nostro governo si decida a fare qualcosa?».

I loro colleghi di Extinction Rebellion Italia rincarano la dose: «9 morti, 13.000 sfollati, 27.000 persone senza elettricità, 42 comuni colpiti, 5.000 aziende agricole sott'acqua, 21 fiumi esondati, 200 frane, ponti crollati, strade bloccate, scuole chiuse. Governo di ecovandali» per poi aggiungere «queste sono le conseguenze di un solo evento estremo, l'alluvione che ha colpito l'Emilia Romagna. Siamo a metà maggio e sono già stati 70, tra siccità e alluvioni, gli eventi estremi causati dalla Crisi Climatica che hanno colpito tutta Italia».

Oltre al fatto che accusare un governo in carica da pochi mesi di responsabilità per quanto accaduto è paradossale, non ci si concentra sulla principale soluzione per contenere i danni delle calamità naturali: la cura del territorio e la realizzazione delle opere necessarie per limitare il dissesto idrogeologico.

Gli eco-ribelli in prima linea per colpevolizzare e accusare in ogni occasione l'uomo, sono gli stessi che promuovono un ambientalismo del no a tutto. È emblematico il caso della diga di Vetto nell'appennino reggiano di cui si è molto parlato in questi giorni: pensata già dal 1988, oggi, nonostante la sua necessità per il territorio, non è ancora stata costruita a causa dell'ostruzionismo degli ambientalisti. Lo stesso dicasi per la creazione di quattro aree di laminazione attorno al fiume Misa necessarie per evitare che, come sta avvenendo in questi giorni, l'acqua esca dagli argini, un'opera bloccata da più di trentasette anni da chi ritiene che questo intervento possa avere un impatto negativo sull'ambiente.

Non è un caso se il vicepremier e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini ha affermato: «troppi no hanno fatto male all'Italia, aggravando i problemi idrogeologici che si sommano a quelli derivati dall'emergenza idrica». Molto più duro il ministro dell'Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin per cui «c'è un pezzo di cultura ambientalista in alcuni casi di quelli che vivono nel loft magari al 20esimo piano di un grattacielo, ma credo era anche la comodità che tutti avevamo di dire no piuttosto che sì».

Ai no ideologici che bloccano la realizzazione delle opere necessarie per la tutela dell'ambiente, si sommano le burocrazie che rallentano ogni intervento. Peraltro, una delle cause del dissesto idrogeologico, è anche lo spopolamento delle aree montane e dei paesi dell'entroterra con una minore attenzione nella gestione del territorio che porta a conseguenze spesso drammatiche.

Eppure gli ambientalisti ideologici dimenticano l'importanza dell'attività dell'uomo nella cura del territorio immaginando una natura che si auto regola, la storia però ci insegna che le calamità naturali sono sempre esistite e senza gli essere umani non ci può essere la salvaguardia dell'ambiente.

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