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Effetto domino sull'intesa Pd-M5s Dall'Emilia alla Calabria salta tutto

Il tracollo in Umbria convince dem e grillini ad archiviare «l'alleanza strategica» che forse sarà riproposta solo in Puglia

Effetto domino sull'intesa Pd-M5s Dall'Emilia alla Calabria salta tutto

Roma La mina umbra demolisce l'alleanza Pd-Cinque stelle. I 20 punti di scarto tra la candidata del centrodestra, Donatella Tesei, e Vincenzo Bianconi, sostenuto dai giallorossi, trasformano la sconfitta in una resa. Gli effetti del tracollo elettorale riaprono i giochi nelle Regioni (Calabria, Emilia Romagna, Campania, Marche, Veneto, Toscana) al voto tra la fine del 2019 e la primavera del 2020. A cascata rialzano la testa i governatori (già scaricati da Nicola Zingaretti) uscenti del Pd. Mentre nei Cinque stelle cresce la tentazione di imboccare la terza via. E dire addio all'alleanza. Scenario ipotizzato da Luigi Di Maio: «Alleanza andava tentata. Ma non è soluzione». Nonostante resistenze in casa Pd (Dario Franceschini e Nicola Zingaretti) Pd e M5s sembrano destinati a intraprendere strade separate alle regionali.

In Calabria il governatore uscente del Pd Mario Oliviero accelera sulla data del voto: 15 o 22 dicembre. Il piano è anticipare il voto, per non dare la possibilità a Pd e Cinque stelle di rimettere insieme i cocci dell'alleanza. Prima si vota, più chance ha Oliviero di essere il candidato del centrosinistra. E la corsa al voto di Oliviero trova il sostegno indiretto della grillina Dalila Nesci: la parlamentare calabrese, che ha bocciato il patto Pd-Cinque stelle, punta a candidarsi presidente. Prima della disfatta in Umbria, Di Maio e Zingaretti avevano individuato nella figura di Pippo Calippo, imprenditore del tonno, il candidato a presidente della Regione. Ipotesi tramontata.

Vincenzo De Luca, presidente dem della Campania, gode come un matto leggendo i dati dell'Umbria: l'ex sindaco di Salerno era stato già scaricato dal segretario nazionale del Pd Zingaretti in nome dell'accordo in Campania con i Cinque stelle. Anche in Campania, De Luca rialza la testa. E il Pd sarà costretto a ripiegare sul governatore uscente. Mentre il M5s potrebbe essere tentato dal sindaco di Napoli Luigi de Magistris.

In una sola Regione, l'accordo Pd-grillini rischia di resistere: la Puglia. Il presidente uscente Michele Emiliano da tempo bazzica con i grillini in Consiglio regionale. Ma l'ostacolo più grande è rappresentata dall'ex ministro Barbara Lezzi, pugliese come Emiliano. La Lezzi, all'indomani della sconfitta in Umbria, è stata netta: «In Umbria non siamo stati alternativa. Non siamo stati il cambiamento di cui c'è ancora estrema necessità. Siamo sfuggiti alla responsabilità politica. Questo è un dato di fatto di cui tutti dovremmo farci carico e avremmo il dovere di assecondare la necessità di un confronto costruttivo per individuare alternative. Ci sono le proposte, ascoltiamoci. Il Movimento merita e ha bisogno, ora più che mai, della voce di tutti coloro che ci hanno sempre creduto, che lo hanno costruito e che lo hanno raggiunto negli anni. Nessuno sia escluso».

Giravolta in Emilia Romagna del presidente uscente Stefano Bonaccini. È stato tra i più convinti sostenitori dell'accordo sul piano nazionale tra Cinque stelle e Pd. Ora cambia idea. Teme una bocciatura elettorale. Bonaccini va di corsa da Matteo Renzi per chiudere un accordo con Italia Viva e sbarrare la strada ai Cinque stelle.

E stop all'intesa anche in Toscana, dove il partito di Renzi punterà a piazzare il candidato governatore di un centrosinistra senza grillini.

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