Emilia Romagna, ecco il fattore decisivo che può cambiare il risultato del voto

Nella ricerca "Allerta rossa per l'onda verde", pubblicata dall'istituto Cattaneo, si traccia il profilo della regione "rossa" per eccellenza, tra delusione per il Pd nelle periferie e timori per il futuro. E il risultato, per ora, appare tutt'altro che scontato

Emilia Romagna, ecco il fattore decisivo che può cambiare il risultato del voto

Si chiama "Allerta rossa per l'onda verde" ed è una ricerca dell'istituto Carlo Cattaneo a cura del direttore Marco Valbruzzi, dove si parla degli ultimi sondaggi sull'Emilia Romagna, dove si sfiderano Lucia Borgonzoni della Lega e Stefano Bonaccini del Partito democratico. Secondo quanto riprotato da Next quotidiano, infatti, nei dieci capitoli dello studio è stata fatta una "radiografia dettagliata" della regione, considerata da sempre "rossa", ed è stata tracciata l'analisi della possibile fine di un'era, alla vigilia del 26 gennaio, giorno in cui la regione si recherà alle urne per delle elezioni che rappresentano molto sia per il Paese, sia per l'esecutivo giallorosso.

La "strategia" Bonaccini

Citato anche da Repubblica, l'istituto Cattaneo entrerebbe nel merito della sfida di gennaio, partendo da un sondaggio Swg: secondo quanto riportato, per quanto riguarda il gradimento, su otto presidenti, il lavoro di Stefano Bonaccini è stato giudicato "efficace" dal 62% degli intervistati, con il governatore subito al secondo posto dopo Luca Zaia, presidente della regione Veneto della Lega. La strategia, quindi, di personalizzazione del voto del presidente, solo (anche nei manifesti elettorali) e "oltre le sue liste", compreso il Partito democratico, sarebbe "quella giusta", secondo Valbruzzi, perché conta sull'apprezzamento che il governatore riscuote tra i cittadini.

Il peso degli indecisi

Ma il risultato finale sembrerebbe tutt'altro che scontato, visto che gli indecisi un'altra volta rappresentano ancora il 15% dell'elettorato. In termini numerici, questa platea di elettori imprevedibili conta circa 400mila elettori, un numero molto importante, soprattutto in un momento in cui l'esito del risultato non è ancora certo. I voti di chi è dubbioso, infatti, saranno determinanti per incoronare il vincitore di questa tornata elettorale.

La periferia alla Lega

Nello studio, poi, è emerso come in Emilia si sia riaperta la frattura tra centri urbani e periferia, che il Partito comunista aveva saputo ricomporre sotto il suo cappello ideologico, avvicinando i due diversi tipi di cittadinanza. In occasione delle elezioni Europee di quest'anno, i piccoli comuni, persa la loro comunità ideologica di valori, sarebbero diventati soltanto "campanili" e si sarebbero rinchiusi nella protezione della loro identità, votando in maniera compatta la Lega di Matteo Salvini.

I centri storici al Pd

Ma analizzando i numeri e mettendoli a confronto, non è emersa soltanto la preferenza per la Lega tra i cittadini dei piccoli comuni e delle periferie, ma anche le possibilità del Pd, che raccolgono più consensi nei centri storici delle città, con un elettorato "economicamente sicuro", fatto al 29,3% da liberi professionisti. Il 12,2% degli operai, per esempio, sceglie Salvini, e il 10% degli studenti punterebbe su Giorgia Meloni.

L'elettorato emiliano-romagnolo

Ma, sempre secondo quanto riportato dalla ricerca, l'elettorato emiliano-romagnolo non vuole troppe rivoluzioni per il futuro. Sembra, invece, sospeso tra la voglia di andare avanti e la nostalgia dei valori del passato che hanno contraddistinto la regione. Ai primi posti, tra le paure dei cittadini di questa regione, c'è il timore per "il futuro dei figli" (al 14,3%) e l'ansia per la "mancanza di valori" (al 13,1%).

La "nostalgia di futuro"

L'istituto ha definito questo sentimento popolare come una sorta di "nostalgia di futuro", che rappresenta il desiderio di "guardare al futuro portandosi dietro un pezzo di identità". Nel volume, poi, si fa riferimento al movimento delle Sardine e alla sua nascita nel capoluogo emilliano.

Secondo la ricerca dell'istituto Cattaneo, infatti, il gruppo si sarebbe formato a Bologna proprio perché "figlio di questo smarrimento di valori, di questa nuova domanda di senso cui la politica non ha saputo finora dare risposte".

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