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Ergastolo a Karadzic, il boia di Srebrenica

Il duce dei serbi di Bosnia condannato all'età di 73 anni: il ricorso ha peggiorato la situazione

Ergastolo a Karadzic, il boia di Srebrenica

«Ergastolo», quando il giudice ha pronunciato la sentenza, Radovan Karadzic è rimasto impassibile, alla sbarra del Tribunale internazionale de L'Aja per i crimini nell'ex Jugoslavia. Volto tirato a 73 anni, il duce dei serbi di Bosnia ha i capelli bianchi con solo la parvenza del ciuffo ribelle di un tempo quando amava presentarsi alle telecamere nel villaggetto di Pale sulle colline di Sarajevo stritolata dall'assedio.

Il tribunale de L'Aja è rimasto ancora in piedi solo per condannati eccellenti come Karadzic, che si era già beccato 40 anni di carcere in primo grado, ma ha voluto fare ricorso peggiorando la situazione. Il giudice internazionale, Vagn Prussem Jonsen, ha letto ieri la sentenza respingendo tutte le tesi della difesa. E confermando 11 capi d'imputazione compresi due per genocidio e 5 per crimini contro l'umanità. Primo fra tutti il massacro di Sreberencia con 8mila musulmani passati per le armi nell'estate del 1995 dalle milizie serbo bosniache del general Ratko Mladic, pure lui condannato all'ergastolo. I legali di Karadzic hanno sostenuto che il loro assistito era all'oscuro, ma in realtà aveva emanato l'ordine «di portare i prigionieri da qualche parte».

L'assedio di Sarajevo è durato quasi quattro anni con oltre 10mila morti. Karadzic era il presidente della Republika Srpska, la parte serba di Bosnia e il suo esercito ha stretto il cerchio attorno alla capitale. Le prime parole del condannato sono state chiare: «La sentenza non ha nulla a che fare con la giustizia». Nella guerra in Bosnia è vero che anche musulmani e croati avevano le mani sporche di sangue, ma all'Aja hanno pagato soprattutto i serbi. Il verdetto è stato bollato dal presidente odierno dei serbi di Bosnia, Milorad Dodik come «cinico e arrogante. La pacificazione è quasi impossibile». L'ergastolo suona come l'ennesima punizione dell'Occidente inflitta a pochi giorni dal ventesimo anniversario dell'inizio dei bombardamenti della Nato per difendere il Kosovo.

Karadizic, nato in un villaggio del Montenegro, ha conosciuto suo padre quando aveva 5 anni. Prima era nelle carceri di Tito come cetnico, i partigiani anti comunisti della seconda guerra mondiale. La famiglia si è trasferita a Sarajevo, dove il giovane Radovan ha studiato all'università. Psichiatra, poeta a tempo perso e compositore di canzoni popolari agli inizi degli anni '90, Karadzic fonda il Partito democratico serbo bosniaco, ancora adesso una delle principali formazioni.

Il boicottaggio serbo del referendum per l'indipendenza della Bosnia innesca il conflitto, che lascerà sul terreno dal 1992 al 1995 ben 100mila morti. Dopo la pace di Dayton il piccolo duce serbo resiste un paio d'anni, ma i mandati di cattura per genocidio lo costringono a sparire. Si nasconde a Belgrado con barbone e capelli lunghi da santone fino all'arresto nel 2008.

Sognava la Grande Serbia, lo aspetta il carcere a vita.

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