Mentre il governo si appresta a varare una manovra 2020 che porterà un aggravio di almeno 12,3 miliardi di tasse su imprese e contribuenti, il mercato del lavoro comincia a mostrare segnali di cedimento che suggerirebbero di trattare con maggiore prudenza il capitolo imprese, soprattutto in riferimento all'esiguo taglio del cuneo fiscale (solo 3 miliardi nel 2020). A settembre, ha comunicato l'Inps, il numero di ore di cassa integrazione (cig) è stato pari a 17,2 milioni, in aumento del 51,9% rispetto allo stesso mese del 2018 quando erano state 11,3 milioni.
A destare maggiore preoccupazione è, soprattutto, l'andamento mostrato dalle aree maggiormente produttive del Paese. Nel Nord Ovest le ore di integrazione salariale autorizzate sono aumentate del 75,5% annuo a 5,7 milioni, mentre nel Nord Est sono quasi triplicate (+195,4%) a 4,4 milioni. Insomma, la parte del Paese che traina il Pil è in evidente difficoltà sia per le guerre commerciali in atto che impediscono uno sviluppo dell'export (-3,4% annuo ad agosto, spinto al ribasso da una contrazione del 5,2% sui mercati Ue) sia perché il quadro macroeconomico indica stagnazione. Lo dimostrano gli andamenti della cassa integrazione straordinaria (che comprende anche i trattamenti di solidarietà) che è raddoppiata su base tendenziale a 11,2 milioni di ore, evidenziando una sostanziale esplosione a Nord Ovest (+175%) e Nord Est (+698%).
Ovviamente, maggiore risalto mediatico è stato dato alle statistiche dell'Osservatorio sul precariato dell'Inps riguardanti i rapporti di lavoro. Nei primi 8 mesi del 2019 la variazione netta dei rapporti di lavoro a tempo indeterminato (assunzioni più trasformazioni, meno cessazioni) è risultato pari a 347mila contratti, con un incremento del 162% rispetto allo stesso periodo del 2018. Ad agosto, tuttavia, è stata negativa sia la variazione netta per i rapporti di lavoro in generale (-164mila) sia quella per i rapporti fissi (-7mila). Nei primi otto mesi le assunzioni totali nel privato sono state 4,9 milioni, a fronte di 4 milioni di cessazioni (+842mila posti). Nei primi 8 mesi del 2018, tuttavia, erano stati iniziati 5,1 milioni di rapporti.
Come leggere i numeri? Si sta assistendo alla fine degli effetti del decreto Dignità. Le stabilizzazioni proseguono (+51% nei primi 8 mesi), ma si assiste a una decisa flessione dei rapporti a tempo indeterminato e delle somministrazioni (i contratti regolati tramite le agenzie per il lavoro). Nel periodo vi è stato un netto incremento delle trasformazioni da tempo determinato a tempo indeterminato rispetto ai primi 8 mesi del 2018, passate da 317mila a 480mila (+51,3%).
«Questi dati mostrano come l'occupazione complessiva resti al palo», ha commentato Luigi Sbarra, segretario generale aggiunto della Cisl, secondo il quale «è urgente un cambio di passo, a partire dall'aumento di risorse per finanziare il cuneo fiscale e dal rilancio delle politiche attive».
Dello stesso avviso Ivana Veronese, segretario confederale Uil, che ha evidenziato come «la situazione non rosea della cassa integrazione segnali l'apertura di nuove situazioni di criticità».
Il presidente della Fondazione Adapt, Francesco Seghezzi, ha ribadito che norme come il decreto Dignità «non hanno il potere di cambiare veramente le preferenze delle imprese» e che in un contesto dove il lavoro è destinato a essere più flessibile «servono tutele serie». L'esatto contrario di quanto gli M5s al governo hanno fatto finora.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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