Per ora sono nascoste, acquattate sotto voluminosi incartamenti, nei meandri delle Commissioni parlamentari. Ma sono lì, pronte a fare capolino qualora il partito della Casaleggio decidesse che è arrivato il momento di aprire un contenzioso politico dentro la maggioranza gialloverde, e di andare allo scontro con la Lega.
Sono due, per ora, le proposte di legge dei parlamentari Cinque Stelle che potrebbero scatenare la battaglia, entrambi su quei temi «eticamente sensibili» che in Italia scatenano sempre reazioni virulente: l'eutanasia e la legalizzazione (sia pur solo per uso terapeutico) della cannabis. Due bandiere per M5s, che ha urgente bisogno di distinguersi da Matteo Salvini e di recuperare una qualche identità dopo aver collezionato disastri dal governo. Due veri e propri spauracchi per il Carroccio, che con Salvini ha scelto una linea di chiusura totale e di inasprimento punitivo su questi temi.
La prima proposta di legge, a firma Matteo Mantero, affronta di petto il tema dell'eutanasia, sul quale una recente pronuncia della Corte Costituzionale (nata dal processo contro Marco Cappato per il suicidio assistito di Dj Fabo) sollecita il Parlamento ad intervenire in tempi brevi. «Un uomo deve poter decidere sulla propria vita e morte. Altrimenti non è un uomo libero, ma uno schiavo», dice Mantero, ricordando che la Consulta ha dato un anno di tempo alle Camere per riempire il vuoto normativo. La sua proposta, che lui definisce «uno spunto» perché sarà necessario trovare «una mediazione tra le forze politiche», renderebbe non punibile il medico che aiuti a morire chi «lo chiede coscientemente e ha una malattia irreversibile con prognosi infausta» o chi, come Dj Fabo, è costretto a una vita di sofferenze intollerabili. La pdl ha subito trovato il sostegno di 62 parlamentari, tra M5s, Pd, Leu, Radicali e Forza Italia, che aderiscono all'intergruppo sul fine vita nato dall'iniziativa dell'Associazione Coscioni di Cappato. Nessuna invece dalla Lega, che ha subito alzato le barricate: «Non se ne parla proprio di andare in questa direzione». Ma i 5s giurano che andranno avanti, e presto depositeranno un testo definitivo e ne chiederanno la calendarizzazione. A quel punto, le due anime della maggioranza entrerebbero apertamente in rotta di collisione.
Come potrebbe accadere anche sul tema cannabis: qui la pdl è già depositata in Senato, a prima firma Lello Ciampolillo, e allarga un po' le maglie della norma già approvata nella scorsa legislatura dal governo Renzi, che ne ha legalizzato l'uso terapeutico per curare una serie di patologie. Se approvata, consentirebbe ai pazienti di coltivare in proprio la cannabis, in quantità limitate e solo per ragioni mediche, senza doverla acquistare dal servizio sanitario, che non ne produce e distribuisce a sufficienza. La Lega, dal canto suo, ha chiesto e ottenuto (dopo uno scontro con i grillini, che si opponevano) la delega alla politica sulle droghe per il ministro Fontana, che sostiene una linea ultra-proibizionista e propone la punizione dei consumatori di droghe leggere promettendo «tolleranza zero» per chi utilizzi stupefacenti.
Va detto che i Cinque Stelle hanno fatto retromarcia già in campagna elettorale, quando Di Maio tolse la legalizzazione della cannabis dal programma e accettò di accantonare il tema anche nel contratto di governo. L'ingresso nella stanza dei bottoni val bene una messa, o una canna.
E in quella stanza la Casaleggio vuol restare, più a lungo possibile, ed è disposta a molti altri compromessi per rimanerci. Ma, come dimostrano anche le uscite di Roberto Fico (che non si muove senza l'input dei capi), se Salvini decidesse di andare all'incasso bisognerà farsi trovare con qualche bandierina in mano.
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