Forte del «cordone di sicurezza» creato intorno a lui dai vertici del Movimento, Beppe Grillo in testa, il premier dimissionario Giuseppe Conte è partito da Biarritz, in Francia, dove si è concluso il G7, convinto che per lui non si sia trattato dell'ultimo vertice con tutti i «grandi» del mondo. Naturalmente informato su tutti i passaggi della trattativa in corso, Conte ha accolto con ottimismo, nella mattinata di ieri, le notizie sulle prime crepe nel Pd all'iniziale veto nei suoi confronti. Spiraglio aperto dalle dichiarazioni dei capigruppo dem Graziano Delrio e Andrea Marcucci: «Non ci sono veti e ultimatum, vogliamo parlare di contenuti».
Da parte sua, l'autoproclamato avvocato del popolo si è detto disposto a offrire quella discontinuità con l'esperienza gialloverde chiesta dal segretario Nicola Zingaretti. Cambio di passo che non può prescindere dalla demolizione dei pilastri del salvinismo, ovvero i due decreti sicurezza. «Che il decreto sicurezza vada cambiato è scontato - ha spiegato Conte da Biarritz -. Sono io il primo a pensarlo. E bisogna farlo per forza anche alla luce dei due pesanti rilievi che ha mosso il presidente Sergio Mattarella».
Un gioco di aperture reciproche e tatticismi, che riporterebbe dritto a Palazzo Chigi il professore scelto dai grillini l'anno scorso. Tanto da far pensare a più di qualche osservatore che l'accordo sul Conte-bis fosse stato, in realtà, già raggiunto negli scorsi giorni. E c'è chi taglia corto sui due summit paralleli di Pd e Cinque Stelle che si sono svolti ieri: «Solo una sceneggiata». Quando Conte si imbarca per il volo diretto a Roma, nel tardo pomeriggio, i due leader ormai giallorossi si incontrano a Palazzo Chigi per limare i dettagli del nuovo accordo. Che prevedrebbe una riconferma del premier dimissionario a capo del governo, punto su cui il M5s ha tenuto duro fino all'ultimo.
Così il professore, che fino a questo momento mantiene il silenzio sui progressi nella trattativa, arriverebbe a ricoprire la carica di presidente del Consiglio per un secondo mandato, ma con delle differenze sostanziali rispetto allo scorso anno.
Sulla strategia pentastellata del «Conte o morte» è stato decisivo l'endorsement del Garante Beppe Grillo e il suo accordo con gli uomini vicini al presidente della Camera Roberto Fico e con la maggioranza del gruppo parlamentare M5s. In questa situazione, Conte si muoverà quasi da leader politico, pur continuando a indossare i panni del custode del contratto tra i dem e i Cinque stelle. Quindi, stesso premier ma agenda radicalmente diversa. A partire proprio dallo smantellamento dei due decreti Sicurezza e dall'archiviazione delle proposte leghiste sull'abbassamento della pressione fiscale, così come i due contraenti del nuovo possibile accordo si liberebbero dalle pressioni del Carroccio sulla riforma della giustizia. Secondo quanto fatto filtrare negli scorsi giorni, l'ircocervo politico demostellato metterà al centro i «temi del lavoro» e le politiche «green». Un esecutivo ambientalista e progressista, con la bussola orientata a sinistra. Come da desiderata del garante del Movimento Beppe Grillo, deciso a spostare l'asse stellato verso le idee delle origini. E l'avvocato sarebbe l'uomo giusto, di nuovo, per formare un governo.
Ma il condizionale, seppure la trattativa è in fase avanzata, è ancora d'obbligo.
Perché Conte, appena sceso dall'aereo che lo ha riportato in Italia, ha preso parte a un incontro con Di Maio e Zingaretti per sciogliere ulteriori nodi. In campo anche fisicamente, per la prima volta dopo le dimissioni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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