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Fiducia bis per Conte Ma fa infuriare la Camera con due scivoloni

Ok con più voti del previsto (tra cui Sgarbi). Gaffe su colpevolezza e su Piersanti Mattarella

Fiducia bis per Conte Ma fa infuriare la Camera con due scivoloni

Dopo il Senato Giuseppe Conte incassa la fiducia anche alla Camera con 350 voti a favore, 236 contrari e 35 astenuti. Un risultato ampiamente previsto, anche con una manciata di «sì» in più di quelli messi nel conto alla vigilia. Rispetto a Palazzo Madama, però, il clima è meno ovattato, l'opposizione è in assetto di guerra e ci sono bagarre e scintille .

Se al Senato Giuseppe Conte si era attenuto strettamente al testo, alla Camera l'intervento è meno scolastico, ma anche più esposto alle intemperie parlamentari costellato da gaffe e lapsus.

I punti salienti sono quelli in cui prova a dare una chiave di lettura diversa del reddito di cittadinanza: «Non sarà concepito come una misura assistenziale, ma come un sostegno per il reinserimento lavorativo. Cercheremo di progettarlo in modo molto oculato». Sull'accusa di vaghezza chiede l'indulgenza del tempo. «Stiamo ancora costituendo gli uffici».

Gli inciampi più evidenti sono quelli sulla presunzione di innocenza che in un lapsus - inevitabilmente percepito dall'aula come freudiano - si trasforma in «presunzione di colpevolezza». Uno scivolone pronunciato in merito alla riforma della giustizia da rendere meno «censitaria». L'altro passaggio che fa scattare la reazione dell'aula è quando Conte parla di un «congiunto» del presidente della Repubblica barbaramente ucciso dalla mafia e insultato sui social network. Graziano Delrio urla, «era il fratello, si chiamava Piersanti», innescando la standing ovation dei suoi compagni di partito.

Il passaggio più sorprendente è, invece, quello in cui Conte mette in discussione i risultati di Raffaele Cantone e della sua Autorità Anticorruzione. «Cercheremo di valutare bene il ruolo dell'Anac, che non va depotenziato evidentemente, ma sicuramente non abbiamo quei risultati che ci attendevamo. Forse avevamo investito troppo, possiamo valorizzarla, ma in una funzione diversa: più prevenzione». Rilievi accolti con «stupore» dall'Anac. Scatta la bagarre anche per il modo in cui il premier accenna al conflitto di interessi. Si alzano mormorii in aula e il presidente del Consiglio replica: «Queste interruzioni dimostrano che ciascuno ha il suo piccolo conflitto d'interesse. Vedete, il conflitto d'interessi può annidarsi ovunque, anche nei condomini, è negli interstizi della società. Obiettivo è fare in modo di prevenirlo».

L'affondo più duro è quello di Graziano Delrio. «Conte non venga a parlare di cose che non conosce, sia umile. Abbia l'umiltà di studiare, non venga qui a fare lezioni. Non faccia il pupazzo in mano ai partiti». Chi, invece, sorprende tutti è Vittorio Sgarbi che annuncia il suo «sì» sul filo del paradosso. «Questo è un governo Salvini che ha avuto l'incarico da Berlusconi che lo ha autorizzato. Salvini ha ridotto Di Maio a fare l'Alfano della situazione. Qualcuno un giorno dirà che questo è un governo illegittimo e laddove c'è ignoranza e disordine io prospero.

Per questo darò la fiducia al governo».

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