Coronavirus

La fiducia di Draghi "Fatto il possibile". Il prossimo passo: obbligo sul lavoro

Debutta "VerificaC19": inquadra i Qr Code e dà il via libera. Usata da tutti, tra qualche mugugno Il ministero: "Serve per un'estate serena". Ma per imporlo nelle imprese servirà una legge

La fiducia di Draghi "Fatto il possibile". Il prossimo passo: obbligo sul lavoro

Ma è davvero così complicato far rispettare le regole del green pass? Qualche mugugno, un po' di proteste, un pizzico di rassegnazione, ma anche voglia di ripartire in sicurezza. Certo, una rogna in più per i ristoratori e i titolari delle attività che hanno l'obbligo di verificare il certificato all'ingresso, pena salate multe. Per farlo hanno l'apposita app VerificaC19 che accerta l'autenticità del pass e che l'intestatario abbia i requisiti necessari. Anche se ci sono esercenti che non intendono chiedere il documento per appurare la corrispondenza tra il cliente e il titolare della certificazione che attesta l'avvenuta vaccinazione, la guarigione dal Covid o l'esito negativo di un tampone. Per effettuare i test necessari ad aver il green pass a prezzi calmierati (8 euro per i minori e 15 per gli over 18, come in farmacia), ieri è stato firmato un protocollo di intesa anche con le strutture private accreditate.

La app, scaricabile gratuitamente, non necessita di connessione ed è di facile utilizzo: basta inquadrare il Qr Code del green pass. In realtà è attiva da fine giugno, ma in pochi fino adesso l'hanno usata e quindi il necessario rodaggio è cominciato il giorno stesso dell'introduzione dell'obbligo. VerificaC19 - realizzata grazie al supporto tecnologico di Sogei con i ministeri della Salute, dell'Economia e per l'Innovazione, in collaborazione con la struttura commissariale - è conforme alla versione europea e riduce il numero di dati visualizzabili dall'operatore per minimizzare le informazioni trattate. A tutela della privacy, i dati personali del titolare della certificazione non vengono infatti memorizzati sul dispositivo del verificatore. Al netto dei detrattori - riconducibili per lo più al popolo dei No Vax - e della guerra aperta alla nuova norma che si combatte principalmente sui social, il green pass sembra essere ben tollerato dagli italiani. Qualche coda per effettuare i controlli, sopportata di buon grado dagli utenti in nome di una maggiore sicurezza e dagli esercenti che sperano così di evitare eventuali chiusure. «Non capisco il motivo di tante polemiche, la procedura è molto semplice ma complicarsi la vita sembra uno sport nazionale. Non abbiamo ricevuto alcuna lamentela, la nostra clientela è contenta», spiega lo chef Gigi Mangia, titolare di un noto ristorante di Palermo. «È una misura che ci consente un'estate quasi normale», dice Gianni Rezza, direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute. Il premier Mario Draghi riassume così lo sforzo del governo: «Dobbiamo essere sicuri di aver fatto tutto per evitare che la pandemia si aggravi. Che poi questo basti o no non lo sappiamo».

Per questo c'è collaborazione da parte delle associazioni di categoria, come Confesercenti, che chiede «gradualità e regole certe per evitare di scaricare responsabilità eccessive sulle spalle delle imprese». Anche Federbalneari Italia guarda con rispetto alle nuove regole, ma sollecita chiarimenti sui criteri di applicazione e di controllo del pass. Lo stesso Confcommercio: bene la certificazione per garantire una maggiore sicurezza e per aiutare la ripresa delle attività, senza però addossare alle imprese il compito dei controlli. Federdistribuzione non esclude la possibilità di introdurre il pass per accedere ai luoghi di lavoro in caso di aggravamento dell'emergenza. E su questo sembrano tutti d'accordo, purché sia una legge dello Stato a stabilirlo e non accordi tra le parti.

Ma il nodo, oltre alle modalità di applicazione, rimane quello dei costi dei tamponi, perché le aziende non vogliono accollarseli, né possono ricadere sui lavoratori.

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