Con un atto di resipiscenza, il governo cancella al Senato la misura - introdotta alla Camera - che sbloccava 4mila pensionamenti nella scuola. Non erano coperti da un punto di vista finanziario, come previsto dall'articolo 81 della Costituzione. Insomma, il decreto Madia sulla Pubblica amministrazione non conteneva al proprio interno le risorse necessarie allo sblocco previdenziale. E Matteo Renzi dice che togliere «quota 96» per gli insegnanti (quota 96 è la somma fra l'età anagrafica e i contributi versati) è una scelta giusta. In quanto a fine agosto ha in animo di presentare un provvedimento che toccherà una platea «assai più ampia» dei 4mila insegnanti interessati. Oppure se ne riparlerà con la legge di Stabilità; come invita a fare un ordine del giorno votato dalla commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama.
Con il ripristino dello sblocco saranno anche recuperate le soglie di pensionamento anticipato per professori universitari e primari. Lo stesso provvedimento le abbassava da 70 a 68 anni. Così come «graziava» dalle penalizzazioni i lavoratori dipendenti che andavano a riposo a 62 anni. Argomenti che secondo il premier non avevano ragione di essere presenti nel decreto sulla Pubblica amministrazione.
Il decreto approderà oggi nell'aula del Senato. Ed è assai probabile che il governo chiederà - per l'ennesima volta - la fiducia. Da notare che tutti i provvedimenti del governo Renzi sono stati approvati dal Parlamento con voti di fiducia. Tra l'altro, queste modifiche costringerà il provvedimento a una terza lettura a Montecitorio, che dovrà convertirlo in legge entro il 23 agosto. E alla Camera già preparano le barricate. Il presidente della Commissione Bilancio, Francesco Boccia, osserva: «Sono convinto più di prima: i diritti vengono prima di ragionieri e giochi di Palazzo». Boccia era stato tra i promotori delle misure che sbloccavano i pensionamenti nella scuola. Un riferimento neppure tanto velato, il suo, al ruolo svolto dalla Ragioneria generale dello Stato (tecnicamente, un dipartimento del ministero dell'Economia) nella scelta di convincere Palazzo Chigi a congelare lo sblocco previdenziale dei 4mila insegnanti.
E portavoce dei mal di pancia della Ragioneria era stato Carlo Cottarelli. Sul suo blog aveva ricordato che le risorse risparmiate con la spending review dovevano servire a ridurre il cuneo fiscale sulla busta paga, e non ad aumentare le spese. E contro Cottarelli e la Ragioneria torna a schierarsi Boccia.
Il presidente della Commissione Bilancio di Montecitorio, però, è in buona compagnia. Un gruppo di deputati del suo partito (Pd) chiede al governo di ripristinare lo sblocco. Altrettanto fanno Renata Polverini (Forza Italia) e Giorgia Meloni (Fratelli d'Italia). E tutti i sindacati. Dalla Cgil all'Ugl, passando per la Cisl. «Non è accettabile - dice Vera Lamonica della Cgil - che ogni volta che si interviene per sanare ingiustizie nei confronti dei lavoratori scatta il contrordine. Così si commette un'ingiustizia più grande». Raffaele Bonanni sottolinea come «se la riforma Fornero fosse stata discussa con il sindacato non ci troveremmo all'ennesimo pasticcio. Siamo in presenza - denuncia - all'ennesima figura di dilettantismo della classe politica del nostro Paese».
La circostanza che il governo abbia accolto le osservazioni alla Ragioneria sullo sblocco previdenziale nella scuola sembra aver dato vigore a
questo dipartimento dell'Economia, a cui - istituzionalmente - è delegato il ruolo di «bollinatura» delle leggi. Così, i dubbi della Ragioneria bloccano anche il decreto competitività per un emendamento sul fotovoltaico.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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