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Flop di libri e riviste: l'«editore» D'Alema si ritrova in rosso

Copie a picco e buchi di bilancio per le iniziative culturali della fondazione Italianieuropei. Il «pensatoio» scopre la crisi

Flop di libri e riviste: l'«editore» D'Alema si ritrova in rosso

M assimo D'Alema e compagni le avevano provate un po' tutte per far fiorire un business editoriale intorno alla fondazione Italianieuropei, presieduta dallo stesso ex presidente del consiglio. Pubblicazioni, seminari, rapporti intrecciati con altri think tank internazionali. Nulla era stato lasciato al caso. Peccato che a distanza di qualche anno, complice una crisi che non fa sconti a nessuno, vengano fuori numeri che dimostrano il flop dell'attività lanciata all'epoca dalla fondazione di «baffino». Segno evidente, però, anche di un disinteresse ormai molto diffuso per i convegni, le riviste e i libri pubblicati dal «pensatoio», con dentro «imperdibili» contributi di pezzi grossi del Pd, dal ministro della difesa Roberta Pinotti al presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti e al sottosegretario di palazzo Chigi Marco Minniti.

Per rendersi conto del traballante stato di cose basta dare un'occhiata all'ultimo bilancio della Solaris srl, appena depositato. Di cosa si tratta? Semplice, di una società controllata al 100% proprio da Italianieuropei, che avrebbe lo scopo di mettere a frutto l'attività editoriale della fondazione. Non c'è che dire, il nome è suggestivo, visto che Solaris evoca il titolo di un film diretto del 1972 di Andrej Tarkoskij, risposta sovietica all'americano 2001: Odissea nello spazio . Chissà, magari anche per questo il nome della società sarà piaciuto a D'Alema e amici. Sta di fatto che l'esercizio chiuso al 31 dicembre del 2013 di Solaris srl ha fatto registrare ricavi per 482.413 euro, che non soltanto sono in discesa rispetto ai 594.472 dell'anno precedente, ma rappresentano un crollo spaventoso se paragonati con i ricavi di fine 2009, che si erano attestati sugli 1,5 milioni di euro. Insomma, in 5 anni si è lasciato per strada un milione secco. Per non parlare del risultato della Solaris, il cui bilancio negli ultimi tre anni ha chiuso sempre in perdita: - 115.941 euro nel 2011, - 214.671 nel 2012 e - 154.150 nel 2013. Per trovare un anno chiuso in modo decente bisogna risalire al 2010, quando era stato messo a segno uno striminzito utile di 3.350 euro.

Ma a impressionare è soprattutto la lettura disaggregata delle singoli voci di ricavo, ennesima dimostrazione di come ormai quasi più nessuno si fili le iniziative della fondazione dalemiana. A fine 2013, tanto per dirne una, risultano addirittura azzerati i ricavi da organizzazione di seminari, che nel 2009 avevano portato in dote 582.250 euro. Così come alla fine dell'anno scorso risultano azzerati i ricavi da distribuzione libri, che 5 anni fa avevano fruttato 102.248 euro. Stessa sorte per gli incassi da produzioni tv, voce che è scomparsa dall'ultimo bilancio, mentre a fine 2009 aveva garantito 127mila euro. Senza contare che, come per tutta l'editoria in generale, ci si è messa pure la pubblicità, i cui ricavi sono passati dai 615.520 euro del 2009 ai 375.460 del 2013. E in diminuzione, seppur più lieve, risultano anche gli introiti da distributori (14.856 euro) e quelli da abbonamenti alla rivista Italianieuropei (71.142 euro). Un andamento di questo tipo ha costretto la Solaris, guidata da Andrea Peruzy, fedelissimo di D'Alema, a ripianare per l'ennesima volte le perdite, stavolta anche grazie a un assegno supplementare da 105mila euro versato alla società direttamente dalla fondazione controllante. Davvero non un granché per la società editoriale di Italianieuropei. E nemmeno per lo stato maggiore del Pd che ancora siede nel comitato di indirizzo della fondazione: tra gli altri Gianni Cuperlo, Anna Finocchiaro, Ignazio Marino, Lapo Pistelli, Luciano Violante e Nicola Zingaretti.

Senza contare che nell' advisory board di Italianieuropei siedono Giulio Napolitano, figlio del capo dello Stato, e il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, da sempre vicino a D'Alema.

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