Foibe, i partigiani di Siena: "Conseguenza di conflitti politico-etnici"

Bufera sull'Anpi di Siena che declassa la tragedia degli italiani vittime delle foibe, degli esuli istriani, fiumani e dalmati a "conflitto regionale", "conseguenza di conflitti politici ed etnici"

Foibe, i partigiani di Siena: "Conseguenza di conflitti politico-etnici"

Le foibe, secondo l'Anpi di Siena, l'Istituto Storico della Resistenza Senese e dell'Età Contemporanea, l'Arci e la Cgil locali, e l'associazione "Nonunadimeno", furono "conseguenza di conflitti politici ed etnici", un "conflitto regionale".

Il negazionismo strisciante e il declassamento della tragedia che riguardò almeno 10 mila italiani vittime delle foibe - e 300 mila italiani d'Istria, di Fiume e della Dalmazia vittime di un vero e proprio esodo biblico da quelle terre, esilio motivato da ideologie etniche - è arrivato attraverso una lettera che le suddette associazioni hanno mandato al sindaco di Siena Luigi De Mossi.

De Mossi, espressione di una coalizione di centro-destra, quindicesimo sindaco della città toscana in epoca repubblicana e primo cittadino del centro-destra dal dopoguerra, aveva "osato" proporre di individuare un unico momento istituzionale per commemorare sia le vittime dell'immane tragedia della Shoah che quelle dell'altrettanto immane tragedia delle foibe, senza volere differenziare i morti tra quelli di serie A e quelli di serie B.

Ma l'iniziativa del sindaco non è stato gradita a sinistra ed è stata appresa "con stupore e sconcerto". Dopo avere ricordato che la Giornata della memoria e il Giorno del ricordo sono stati istituiti con due distinte leggi, e anche per questo motivo "debbono essere mantenuti nettamente distinti l'uno dall'altro", i partigiani senesi e le altre associazioni firmatarie della lettera hanno espresso la loro "meraviglia" per la proposta, considerandola "formalmente scorretta", oltre che per il motivo formale delle date, anche per il motivo sostanziale dell'essere "due tragedie qualitativamente diverse".

Così, nel testo, i partigiani descrivono le vicende della Shoah come "il punto più basso che l'essere umano abbia potuto toccare", "l'aberrazione dell'uomo sull'uomo", come "l'idea di annientamento sistematico del popolo ebraico", mentre gli infoibamenti, praticati dai partigiani comunisti jugoslavi di Tito e dall'Ozna (la Odeljenje za Zaštitu Naroda, cioè il Dipartimento per la Sicurezza del Popolo, che faceva parte dei servizi segreti militari jugoslavi), ben descritti nel recentissimo film "Red Land - Rosso Istria", oltre che in tanti libri e interviste curate da autorevoli studiosi, sarebbero "senza sottovalutare il valore di una singola vita, conseguenza di conflitti politici ed etnici; un conflitto regionale".

I comunisti senesi hanno concluso la loro lettera spiegando che non si può porre "sullo stesso piano la più grande tragedia del '900 con un evento, seppur tragico, di proporzioni assolutamente non paragonabili" e, "in virtù delle motivazioni storiche, politiche, antropologiche, sociali e culturali che sono elementi di ispirazione per le celebrazioni di questi due distinti momenti", invitando il sindaco a lasciarle inalterate, "come il Legislatore ha ineccepibilmente deciso".

Dopo la diffusione della lettera sono scoppiate le polemiche. Sulla stessa pagina Facebook dell'Anpi Siena non sono mancanti i commenti negativi. Si va da quelli più soft ("Voglio sperare sia una bufala di pessimo gusto", "Di memorie ce n'è una sola che conta!") a quelli più duri, come il testo pubblicato da Marco Cive: "Siete la vergogna del mondo associativo, la più bassa espressione di intelligenza, esibizionisti di pratiche e lessico comunista, fuori tempo e fuori luogo. Siete inutili, anzi, vigliaccamente dannosi per il mancato contributo che potreste dare affinché tutte le tragedie possano trovare celebrazione, al di là di ogni colore. Ma non ce la fate, è più forte di voi alzare pugni, chiamarvi compagni, vedere il mondo in rosso e rosso, manifestare solo quando fa comodo alla vostra ideologia e non all'effettiva tragedia umana da qualunque parte essa sfoci. Fate vomitare".

Piero Tarticchio, del Comitato Vittime Istriane, Fiumane e Dalmate, esule istriano e figlio di un infoibato, ha definito le parole usate per la lettera "deliranti",

spiegando che, "in parole povere le tragedie delle foibe e dell’esodo sono riconducibili", per gli estensori del testo, "a scontri tra l’etnia italiana e slava (tipo scontri tra tifosi della Roma e della Lazio). Povera Italia".

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