Roma Non è facile trovare il filo conduttore delle elezioni siciliane. Ma Pietrangelo Buttafuoco, scrittore e giornalista catanese, profondo conoscitore dell'anima profonda della sua terra, non si tira indietro e prova a dare una sua personale lettura del voto.
In Sicilia la Lega sale ma non sfonda, i Cinquestelle perdono voti.
«La Lega deve capire se vuole correre il rischio più grande: darsi una classe dirigente sul territorio. Finora ha usato la stessa tattica che sta adottando Salvini verso i parlamentari attratti dalla Lega: cortese ed educato con tutti, ma non fa entrare nessuno. In Sicilia non ha dato a nessuno la possibilità di parlare per lui, nessun viceré, nessun parlamentare di riferimento».
Salvini in Sicilia è stato accolto da grandi folle.
«Le folle in Sicilia sono una costante periodica, sono le stesse folle viste per Beppe Grillo, qui la gente si affeziona ai moti del pittoresco. Ricordo bene le folle che accoglievano gli occhi color ghiaccio di Giorgio Almirante. Salvini però mi sembra abbia capito che non deve azzardarsi in un terreno minato. Fa piccoli assaggi, sembra un rabdomante con il suo bastoncino che cerca la sorgiva. La vera alleanza elettorale gialloverde sembrava essere quella stipulata sul campo elettorale con tutto il Sud ai Cinquestelle, ora la situazione sta cambiando e la matassa si sta ingarbugliando».
Lega e Cinquestelle anche in queste Amministrative hanno giocato su fronti opposti.
«Sì, e abbiamo visto anche risorgere in qualche comune la strana alleanza Pd-Forza Italia, sponsorizzata perfino dal Corriere della Sera. Il voto ai Cinquestelle ha sancito la morte delle clientele, ora c'è chi è elettrizzato perché sente odore di ritorno all'ancién regime».
Qual è il duello elettorale più interessante?
«Sicuramente Caltanissetta che è la vera culla dei Cinquestelle in Sicilia. Il candidato del centrodestra è in testa, la Lega si è presentata da sola e non va al ballottaggio. Dove andranno i voti della Lega al secondo turno? Avremo un comizio congiunto Salvini-Di Maio?».
Come spiega il crollo del M5s a Bagheria e a Gela, città governate dai grillini?
«Sono gli umori tipici della mia terra. Non dimentichiamoci che questa è la terra del 61 a zero per Forza Italia. Ora sarebbe zero a 61. Nessuna meraviglia».
E come si spiega un voto così frammentato?
«Il momento politico offre poche certezze, ma c'è anche il trucchetto voluto dal Pd con l'accesso al ballottaggio anche per i candidati che raggiungono soglie più basse, un trucchetto pensato per frenare i Cinquestelle rivelatosi poco utile. D'altra parte gli stessi risultati elettorali a volte possono essere ingannevoli, come il famoso 40% di Renzi alle Europee, una percentuale che si trasformò in un abbaglio per molti visto che non si considerò che era il 40% di una percentuale di votanti molto bassa».
Qual è allora la lezione che si può trarre da questo voto siciliano?
«Io vedo due indicazioni: chi ancora scommette sulla speranza del Nazareno non ha grandi prospettive. Inoltre le forze di governo, nonostante tutto, continuano ad avere un consenso importante. In alcuni casi il consenso delle forze di governo è crollato dopo 100 giorni, qui dopo un anno si redistribuisce.
L'altro elemento che è il Pd in Sicilia ha presentato il proprio simbolo soltanto a Castelvetrano, per il resto si è mimetizzato dappertutto. A Castelvetrano è andato anche il segretario Zingaretti: risultato il candidato Pd non è andato neppure al ballottaggio».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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