«Forza Futuro» sul Garda

nostro inviato a Calvagese della Riviera (Bs)

C'è chi arriva, chi torna e chi se ne va, in questo cantiere che è «Forza Futuro», la scuola politica organizzata dalla tessitrice Mariastella Gelmini. C'è pure chi si ammala perché il cantiere è allo stravento ed entra gente di Ncd che se ne era andata. «No a un partito dalle porte girevoli» quasi grida tra gli applausi Pietro Tatarella, capogruppo azzurro in Comune a Milano. Un urlo isolato, perché nonostante la pancia protesti con gracidii rumorosi contro gli esuli di ritorno, prevale la voglia tutta razionale di costruire, in questa kermesse popolata di stelle vecchie, nuove e di ogni costellazione, da Renato Brunetta a Silvia Sardone, da Antonio Tajani a Daniela Santanché, da Giovanni Toti a Licia Ronzulli a Elisabetta Gardini fino a Paolo Romani, a Michela Vittoria Brambilla e ai ragazzi di Annagrazia Calabria. In attesa che oggi a parlare sia Silvio Berlusconi.

Corteggiato ospite d'onore il leghista Roberto Maroni, che propone «le primarie a ottobre» per scegliere il candidato sindaco di Milano. E a Salvini, le orecchie devono fischiare di continuo. «Forse farebbe meglio a riconsiderare l'ipotesi di candidarsi a Palazzo Marino» suggerisce un'azzurra molto nota. Un po' come dirgli di volare ad altre quote e lasciare ai grandi i giochi da premier. È la cosa più carina che si sente su Salvini. Tra «ruspa» e populismo senza soluzioni concrete, è tutto un fiorire di critiche e peggio. Si distingue la Santanchè, che resta solitaria salviniana di ferro: «Ma io non seguo la Lega, mi sento seguita. Queste cose, l'Italia prima agli italiani, le dicevo già nel 2008».

Il tema, si capisce, è l'immigrazione, come trovare soluzioni invece di continuare semplicemente a lanciare allarmi. Antonio Tajani, vicepresidente del Parlamento europeo, invita a non chiudere gli occhi («rischiamo una potenziale invasione di 12 milioni di profughi»), ma soprattutto a difendere l'identità cristiana dell'Europa: «Non possiamo voltare le spalle di fronte ai cristiani perseguitati in Medio Oriente e in Africa. E io invito a non fare distinzione nemmeno per i musulmani perseguitati. Un siriano che scappa per non essere crocifisso non è un delinquente». Serve un tavolo con la Russia, gli Usa, la Cina, la Lega Araba e naturalmente con l'Ue, è la ricetta di Forza Italia. Mario Mantovani, responsabile relazioni internazionali della Regione Lombardia, propone un ruolo chiave per il leader di Forza Italia: «Silvio Berlusconi potrebbe diventare segretario generale dell'Onu. Serve un accordo Obama-Putin. Non è con la ruspa e i fili spinati che fermiamo l'esodo». Poi l'europarlamentare Lara Comi va giù pesante: «La Lega non legge nemmeno i documenti in Parlamento europeo e vota contro i provvedimenti che aiutano l'Italia». Conclude: «Salvini abbassi la cresta». È lo spirito e il desiderio di questo convegno tra il verde golf di Palazzo Arzaga.

A un certo punto, come nelle migliori sceneggiature, c'è da spostare una macchina, anzi più d'una. «Sono nello spazio riservato allo sceicco» dice una voce all'altoparlante. Ed è tutto un fuggi fuggi di politici chiavi in mano. Come in un cantiere.

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