Uniti alle elezioni, in ordine sparso sul voto di fiducia. Il centrodestra si prepara ai due appuntamenti parlamentari che sanciranno l'insediamento ufficiale del nuovo esecutivo, domani al Senato e mercoledì alla Camera, in una situazione inedita.
Se la Lega sosterrà il proprio governo insieme con i Cinquestelle, Fratelli d'Italia si asterrà e Forza Italia voterà contro. Un ventaglio di soluzioni che nel corso della legislatura si semplificherà in un «sì» compatto quando verranno presentati i provvedimenti contenuti nel programma di centrodestra.
È chiaro che in questa situazione la Lega affronta la navigazione solitaria con tutti i rischi che questo comporta, visto che si pone gerarchicamente in una condizione minoritaria rispetto ai Cinquestelle, come dimostra anche il numero dei ministri assegnati a ciascuna forza (9 contro 6). Forza Italia e Fratelli sperimentano il dilemma del prigioniero (ovvero il calcolo dei rischi che comporta il collaborare o non collaborare) e fanno i conti con la confusione diffusa tra i propri elettori. Elettori che dopo vent'anni di bipolarismo con il Pd tendono a rimuovere la presenza dei Cinquestelle e percepiscono questo governo come una sorta di governo di centrodestra anomalo, essendo il partito di Renzi all'opposizione ed essendoci una serie di intellettuali di sinistra a storcere il naso.
In questa situazione Matteo Salvini prova a tenere in vita la coalizione e lancia segnali di pace verso gli alleati. «Se il programma di governo sarà condiviso con Forza Italia? Da parte mia sì» dice ai cronisti dall'hotspot di Pozzallo e rivelando che «in serata sentirà Silvio Berlusconi». «La Lega è e sarà parte fondamentale del centrodestra. A livello governativo, quando Berlusconi ha detto Matteo vai e prova cosa vedi a costruire, ci abbiamo lavorato per quasi un mese. Con i Cinquestelle non è una alleanza politica nazionale, è un'alleanza di governo basata su un contratto che prevede molti punti che erano nel programma della Lega e del centrodestra».
Gli alleati, a questo punto, restano alla finestra. «Come Fdi restiamo in vigile attesa dei fatti concreti sull'immigrazione» dichiara il senatore di Fratelli d'Italia Ignazio La Russa. Una linea che dentro Forza Italia Maurizio Gasparri sposa con convinzione: «Se si andrà nella direzione di bloccare la demagogia e la pericolosità delle Ong noi saremo con decisione, con cognizione di causa e pronti a dare anche dei buoni consigli». Anna Maria Bernini guarda avanti e dice con chiarezza che una stagione all'opposizione non rappresenta certo uno spettro. «Non abbiamo avuto paura di andare all'opposizione, al fianco di Berlusconi abbiamo fatto più di una traversata del deserto, né di tornare al voto. E siamo stati noi alla fine a consentire la formazione di un governo, per quanto non da noi condiviso. Noi siamo una garanzia di continuità, efficienza e credibilità al servizio dei cittadini». Mariastella Gelmini, invece, invoca misure di sviluppo: «Serve una flat tax, misure per l'occupazione, aiuti alle famiglie, infrastrutture, politica industriale. Vogliamo dare risposte concrete ai nostri elettori».
Chi affila le armi e lancia una stoccata a Salvini è Renato Brunetta. «Dico all'amico Salvini: Torna a casa Matteo, il centrodestra aspetta te» dice a Rainews24.
«Salvini voleva andare dal notaio prima delle elezioni per garantirsi da un possibile inciucio con la sinistra di Berlusconi. Rispondo con un sorriso. Forse bisognava andare dal notaio non per Berlusconi, ma per Salvini perché l'inciucio lo ha fatto lui con i 5 stelle e ce lo aveva in testa fin dalla campagna elettorale».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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