Francesco De Remigis
Parigi «Nel dicembre 2015 abbiamo scoperto che un uomo di nazionalità francese era arrivato in Ucraina per contattare diversi gruppi armati nell'est del Paese per commissionare attentati». Comincia così il racconto del capo dei servizi di sicurezza di Kiev, Vasily Gritsak, denunciando il fermo di un francese di 25 anni, Gregoir M., presunto militante di estrema destra bloccato dalle guardie di frontiera ucraine al checkpoint di Yahodyn. Siamo al confine con la Polonia. Un'ispezione tra le tante che diventa un giallo.
A bordo dell'auto la polizia ucraina trova un arsenale: «Cinque kalashnikov, 20 passamontagna, più di 5000 proiettili, due lanciagranate, 100 detonatori e 125 chili di tritolo». Ma l'Isis non c'entra. L'uomo voleva colpire la Francia, spiegano da Kiev. In particolare «Euro 2016 (per cui François Hollande ha annunciato controlli potenziati, ndr), veicoli della polizia, una moschea, una sinagoga, un ufficio delle imposte e altri luoghi». Sempre dall'Ucraina fioccano i dettagli post-interrogatorio: «L'uomo programmava 15 attentati». Avrebbe «manifestato la sua opposizione alla politica del governo sul massiccio arrivo di stranieri in Francia, la diffusione dell'Islam e la globalizzazione». Ma le autorità transalpine la definiscono «una notizia da prendere con estrema cautela».
Non convince la presenza, con relativa diffusione, del video dell'arresto che risale al 21 maggio. I Servizi francesi si attivano. Non risultano fermi sull'uomo. Fedina penale pulita. L'antiterrorismo non ha mai sentito parlare di lui fino a quando l'ambasciata francese a Kiev ha confermato l'arresto, spiegando che il sospetto poteva contare sulla protezione consolare. Come dire: vogliamo vederci chiaro. Gli ucraini cercano un eventuale complice, una persona vista a bordo di un'altra auto. In Francia è stata aperta un'inchiesta preliminare dalla Corte interregionale specializzata di Nancy per traffico d'armi per capire come l'uomo sia entrato in possesso dei fondi per l'arsenale: 250 mila euro. L'unità criminale della Srpj ha perquisito l'appartamento a Nant-le-Petit dans la Meuse. Ha trovato esplosivi e una t-shirt con la sigla di un'organizzazione di estrema destra. I residenti lo descrivono come un uomo discreto che viveva in un locale di proprietà del nonno. Si vedeva «raramente» e lavorava per una cooperativa agricola del Basso Reno.
«Un dipendente esemplare», commentano fonti dell'azienda.Da Kiev insistono, ma tra i diplomatici francesi non si esclude che il caso sia privo di fondamento: un amo per sbloccare le trattative ucraine con l'Ue sulla liberalizzazione dei visti.
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