Francia, giù il limite velocità: 189 morti in meno

Contestata dai gilet gialli, la misura è diventata l'orgoglio del governo: -25% i ricoverati

Francia, giù il limite velocità: 189 morti in meno

Sarà anche una delle misure che ha portato in Francia scene da guerriglia urbana. Ma il limite a 80 chilometri orari sulle strade extraurbane tanto osteggiato dai gilet gialli ha permesso ieri all'Eliseo di rivendicare il numero più basso di sempre di vittime della strada. A snocciolare i dati è intervenuto il primo ministro Edouard Philippe, sostenitore dell'abbassamento dei limiti: 3.259 morti per incidenti nel 2018, 189 in meno rispetto all'anno precedente. Secondo Philippe, 116 di questi si concentrerebbero dal 1° luglio a oggi, da quando cioè è entrata in vigore la nuova normativa. In calo anche gli incidenti (-4,8%), i feriti lievi (-5,4%) e quelli successivamente ricoverati in ospedale (-24,8%). Un risultato «storico», secondo il primo ministro. Che a differenza del presidente Emmanuel Macron, che si è detto disponibile a ridiscutere il limite con i manifestanti, non ha nessuna intenzione di rivederlo.

I gilet jaunes, espressione della Francia rurale dipendente dall'auto per ogni spostamento, vedono le cose da una prospettiva diversa. Già dall'estate scorsa, prima dello scoppio delle proteste, hanno cominciato a prendere di mira gli odiati autovelox. Colpevoli di vigilare sul nuovo limite e responsabili di multe ancora più salate, i rilevatori di velocità sono diventati il simbolo delle tasse imposte dal governo centrale. A metà gennaio il ministro dell'Interno Christophe Castaner ha fatto sapere che oltre la metà dei 3.200 autovelox presenti sulla rete stradale e autostradale francese è stata «neutralizzata, colpita o distrutta da coloro che si dichiarano militanti del movimento».

Sulle strade extraurbane, in realtà, il limite era già a 90 chilometri orari: la riduzione è stata contenuta. Ma sufficiente per guadagnarsi la bocciatura di un francese su 7, diventando la goccia che ha fatto traboccare la rabbia della Francia «di provincia». Per Pierre Chasseray, portavoce dell'associazione «40 millions d'automobilistes», la popolarità di Macron ha iniziato a calare proprio dopo la stretta sulla velocità. Che il numero uno dell'Eliseo inizialmente neanche avrebbe voluto, salvo poi convincersi di fronte alle cifre delle vittime della strada in aumento costante dal 2014. Con lo scoppio delle contestazioni Macron ha aperto alla possibilità di rivedere la norma all'interno del Grand débat national intavolato con i gilet gialli nel tentativo di sedarne la rivolta. Per Philippe, al contrario, un passo indietro sarebbe «da pazzi»: «Abbiamo preso una decisione impopolare - ha detto il primo ministro -. Siamo orgogliosi dei risultati e delle vite salvate».

Resta ora da vedere se i manifestanti, che sono appena scesi in piazza per l'11esima volta, riusciranno a volgere a loro favore anche quest'ultimo capitolo dello scontro

con Parigi. Oppure se saranno costretti a incassare, così come con il contro corteo di domenica, quando migliaia di «foulard rossi» hanno marciato nella capitale in difesa della democrazia e contro le violenze dei gilet.

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