Grillo c'è ma non si vede. Il Canto del Cigno. Un Flop clamoroso. Il rifiuto da parte del pubblico di seguire le gesta storiche del leader pentastellato l'altra sera su Raidue ha scatenato le opposizioni che non vedevano l'ora di veder cadere l'avversario che ha fatto il pieno di voti elettorali. Da sinistra a destra, un coro di sberleffi. E il godimento nel notare la perdita di consensi. Ma più che contro il guru dei 5 Stelle, gli strali sono stati rivolti verso colui che ha messo in piedi l'operazione, uno mix di immagini di sketch comici e invettive politiche, e cioè il direttore di Raidue (nella foto), di cui sono state anche chieste le dimissioni.
«Il disastroso flop serva da lezione a Carlo Freccero. La smetta con le parate di regime», ha scritto per esempio il capogruppo del Pd al Senato Andrea Marcucci. Ma è impossibile che Freccero possa mai imparare una lezione, credendosi infallibile. Difatti, invece di ammettere di aver sbagliato, passa al contrattacco e arriva a formulare pubbliche accuse che a nessun altro manager sarebbero permesse all'interno dell'azienda, solo a lui, con la sua storia e la protezione politica di cui gode. «Il problema vero - commenta alle agenzie - è che il coordinamento dei palinsesti ci danneggia sempre. Noi avevamo materiale per andare avanti fino all'una di notte e avremmo fatto 6-7% di share, ma Marcello Ciannamea, il direttore dei palinsesti Rai, ragiona in maniera leninista, ha una posizione censoria nei miei confronti e pensa solo a Raiuno».
In sostanza: Freccero voleva usare il solito trucchetto di allungarsi fino a tarda notte che consente di alzare lo share, nonostante il numero degli spettatori rimanga basso, per dare un numero migliore in pasto alla stampa. «Gli altri fattori che ci hanno giocato contro - si giustifica ancora - sono la concorrenza di Di Maio su Rete4 e Striscia che si è allungata e ci ha coperto parte del programma». Quanto alle dimissioni chieste dal parlamentare Pd della Vigilanza Rai Michele Anzaldi, Freccero risponde: «Non ci penso proprio anche perché lo speciale su Grillo costa quanto un caffè di Fazio».
Il direttore aveva giustificato scandali, polemiche, nomi di richiamo, «per risollevare la rete dagli ascolti bassi e per il fatto di non aver trovato programmi da mandare in onda». Ma gli ascolti non sono arrivati. E ora? Conoscendolo, alzerà ancora di più il livello, tanto lui tra un anno se ne va...
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