La freddezza tra Conte e Mattarella

La freddezza tra Conte e Mattarella

Difficile dire se davvero siamo arrivati al minimo storico nei rapporti tra Sergio Mattarella e Giuseppe Conte. Di certo, nelle ultime settimane, tra Quirinale e Palazzo Chigi è stato un crescendo di incomprensioni e piccoli, grandi attriti. Il Colle, infatti, si sarebbe aspettato dal premier una «copertura» sul fronte diplomatico che invece non è mai arrivata, né ieri né nei giorni che hanno seguito la crisi diplomatica tra Roma e Parigi. In quell'occasione, la goccia che ha fatto traboccare il vaso fu l'improvvido sostegno di Luigi Di Maio ai gilet gialli. Una mossa che avrebbe alquanto irritato Mattarella. Per cogliere quanto fu considerata dirompente la scelta di Emmanuel Macron di richiamare l'ambasciatore, basti pensare che - lo raccontò bene La Stampa - il capo dello Stato fu informato dell'accaduto in fretta e furia con un inusuale ponte radio con la cabina di pilotaggio del suo vecchio Airbus mentre rientrava dall'Angola. A parte le facili ironie sullo stato della nostra aviazione ancora priva di un collegamento satellitare alle soglie del 2020, l'aneddoto conferma quale e quanta fosse l'apprensione del Colle in quelle ore. D'altra parte, nei giorni a venire sarà proprio Mattarella a farsi carico di mediare con l'Eliseo e ricomporre la crisi. Di cui, ancora oggi, restano alcuni strascichi.

Il primo è il rapporto forse irrimediabilmente compromesso con Di Maio, considerato non solo inaffidabile ma anche imprudente. L'improbabile richiesta di impeachment durante le consultazioni aveva già lasciato il segno, certo. Ma la scelta del vicepremier di presentarsi in Francia, per giunta in segreto, e far visita all'ala più estremista dei gilet gialli ha superato ogni più fervida immaginazione.

In crisi, però, pare essere anche il rapporto con Conte. Dal Colle smentiscono qualunque ricostruzione in tal senso, ma nelle stanze che contano a Palazzo Chigi c'è chi racconta di un grande gelo tra Mattarella e Conte. Anche ieri, infatti, mentre a Versailles la Confindustria italiana e il Medef francese chiudevano il forum economico franco-italiano con una dichiarazione congiunta a favore della Tav e il ministro dell'Economia Giovanni Tria cercava di rassicurare Parigi annunciando una «evoluzione positiva», il premier remava nella direzione opposta negando di essere favorevole a una mini-Tav o a una nuova analisi costi-benefici.

Una smentita che, lo sanno anche sul Colle, a Conte è stata imposta proprio da Di Maio, convinto sul punto a non mollare almeno fino alle Europee. Sempre che ci riesca, visto che ieri - in un colloquio telefonico - il premier sarebbe stato insolitamente categorico: «Guarda Luigi che o si fa la Tav oppure salta il governo».

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