Raccontano che a Cernobbio, parlando con i big dell'impresa, il premier Paolo Gentiloni si sia dimenticato di citare Matteo Renzi, ex premier e candidato presidente alle prossime elezioni per il Pd. Ieri un'altra dimenticanza. L'Istat ha diffuso una nuova serie di dati positivi, quelli relativi alla produzione industriale. Questa volta, rispetto alle comunicazioni Istat dei mesi scorsi favorevoli per l'economia italiana, nessun tributo all'azione del governo precedente.
Al contrario, l'annotazione che dati come quelli di ieri «solo uno o due anni fa li avremmo considerati impossibili da raggiungere». Casualmente, quando era in carica l'esecutivo Renzi.
I dati di ieri sono la premessa di una ripresa annunciata e riguardano la produzione industriale. A luglio è restata in linea con giugno (+0,1%) ma la crescita rispetto allo stesso mese dell'anno scorso è stata del 4,4%. La notizia positiva è che a trainare sono soprattutto i beni strumentali (+5,9% sull'anno). Segno che le imprese fanno investimenti. Per il premier una benedizione. La ripresa è «un po' meno lenta», si fa sentire. «Dobbiamo guardare al futuro con le scuole», ha aggiunto Gentiloni.
Che, su un fronte completamente diverso, ha incassato anche un tributo dal Vaticano. Papa Francesco tornando dalla Colombia ha lodato il governo italiano. Sui migranti sta «facendo di tutto in campo umanitario per risolvere anche problemi che non si potrebbe assumere». Poi ha ricordato l'incontro con Gentiloni e ringraziato l'Italia che, insieme alla Grecia, ha «aperto il cuore ai migranti».
Un assist inatteso che non fa che rafforzare il presidente del Consiglio in carica, già forte di sondaggi favorevoli e di un clima di consenso costruito su uno stile opposto a quello del segretario Pd.
Anche Renzi ha rivendicato il buon risultato della produzione industriale: «Noi portiamo Italia fuori dalla crisi. Salvini e Grillo la portano fuori dall'euro». Toni da campagna elettorale che sembrano tutto tranne che una dimostrazione di forza. E che risparmiano Berlusconi, verso il quale, giura Renzi, non ha mai provato odio. «Mai odiato. Non si può vivere la politica come un insulto». Il resto delle dichiarazioni di ieri sono state tutte in difesa. Sulle banche, contro Bankitalia e contro i concorrenti di Mdp. Poi per assicurare che non sta remando contro Gentiloni. Unica buona notizia per Renzi, un riconoscimento da parte della Banca centrale europea. Secondo l'istituto di Francoforte, il bonus da 80 euro «ha avuto un impatto macroeconomico significativo», si legge in un rapporto firmato da tre tecnici della Banca d'Italia. Secondo gli esperti, le famiglie che hanno ricevuto il bonus di 80 euro hanno aumentato i loro consumi mensili per beni alimentari e mezzi di trasporto, rispettivamente, di circa 20 e 30 euro, ovvero circa il 50-60% del bonus totale. È il riconoscimento di una riforma sulla quale persino Renzi ha espresso dubbi.
Il banco di prova dei rapporti Renzi-Gentiloni sarà la legge di Bilancio.
Gentiloni vuole imporre la sua ricetta, che consiste nel concentrare le pochissime risorse a disposizione sulla decontribuzione a favore dei giovani neoassunti. Il Pd, e quindi il leader Renzi, spera che i cordoni della manovra si possano allargare ad altre categorie elettoralmente sensibili. Ma è probabile che, anche su questo, abbia la meglio il premier in carica.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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