Ghizzoni sarà sentito in Commissione L'ex ministro ostenta sicurezza: positivo

Sul ruolo del padre: «Non sono il suo avvocato, basta processi nei talk show»

Chiara Giannini

Roma È la giornata in cui si scelgono i testimoni. Tutti o nessuno. La risposta è più o meno tutti. Sì a sentire Federico Ghizzoni e gli ex ministri dell'Economia Giulio Tremonti, Vittorio Grilli e Fabrizio Saccomanni. Da decidere le modalità di audizione di Gianni Zonin e Vincenzo Consoli, sulle quali però c'è la contrarietà del presidente della Commissione banche Pier Ferdinando Casini. Il senatore della Lega Paolo Tosato vorrebbe che l'audizione fosse pubblica, perché se viene secretata significa che c'è qualcosa da nascondere.

La stabilità di fine legislatura dell'attuale governo potrebbe passare per ciò che Federico Ghizzoni, ex numero uno di Unicredit, dirà di fronte alla commissione banche, che ieri ha deciso di audire sia lui che Vincenzo Consoli di Veneto Banca e Gianni Zonin di Popolare Vicenza. Sarebbe stato proprio Ghizzoni, secondo quanto riportato nel libro dell'ex direttore del Corriere della Sera, Ferruccio De Bortoli, a raccogliere la supplica dell'ex ministro Maria Elena Boschi, affinché intervenisse per salvare Banca Etruria, in cui il padre Pierluigi era membro del cda. A premere per sentire l'ex vertice di Unicredit sono stati, in particolare, i rappresentanti del Movimento 5 stelle. Contrari, almeno in un primo momento, il Pd, Casini e il vicepresidente della commissione Renato Brunetta. La sorpresa è arrivata, però, con la dichiarazione del presidente dem, Matteo Orfini: «Venga Ghizzoni e vengano anche gli altri. A noi la verità non fa paura». Insomma, il partito di governo non avrebbe niente da nascondere, quelle sulle pressioni della Boschi per salvare la banca che ha mandato sul lastrico 13mila risparmiatori non sarebbero che illazioni. «Tutti dicevano - ha proseguito - che non avremmo mai istituito una commissione d'inchiesta sulle banche e noi l'abbiamo istituita, che non avremmo consentito di approfondire la vicenda del Monte dei Paschi e noi abbiamo approfondito tutta la storia di quella banca, che non saremmo mai arrivati a parlare di Etruria e noi siamo arrivati a parlare di Etruria, dimostrando che la bancarotta non nasce dal Pd, che mai avremmo accettato di chiamare in audizione Ghizzoni e ho ribadito che non abbiamo alcun problema a farlo perché nessun esponente del governo ha mai esercitato su Ghizzoni o su altri banchieri alcuna pressione». E poi la frecciatina ai 5 stelle: «Mi scuso con il povero Di Battista per avergli, con questa decisione, rovinato la festa: ieri sera si era presentato insieme a un manipolo di deputati grillini sotto la sede della commissione per protestare contro il nostro veto all'audizione, che però non c'è mai stato». Quindi, l'attacco a De Bortoli: «Mi dispiace che ieri sera fosse in tv a dire che il Pd si oppone all'audizione di Ghizzoni, nonostante il Pd in realtà abbia fatto il contrario». La stessa Boschi ritorna sul «processo mediatico» al padre: «Io non faccio l'avvocato difensore di mio padre. I processi li stanno facendo nei talk show e nelle aule parlamentari, mentre vanno fatti nelle aule giudiziarie. L'audizione aiuta, è un elemento positivo, se Ghizzoni dirà la verità sarà un bene per tutti».

Il calendario prevede già che il 14, 15 e 18 dicembre si siano sentiti Giuseppe Vegas di Consob, Vincenzo Visco di Bankitalia e il ministro del'Economia, Giancarlo Padoan.

Pare, invece, ormai archiviata l'ipotesi di poter sentire Mario Draghi. Cosa certa è che dalle prossime audizioni se ne vedranno delle belle e che le dichiarazioni di Ghizzoni potrebbero fare la differenza per il Pd e Renzi alle prossime elezioni.

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