Il punto più basso dell'emergenza migranti. Un doppio bubbone che sarebbe scoppiato, era solo questione di tempo. Al confine greco-macedone e a Calais ieri è andato in scena uno spettacolo allucinante, con la violenza e la protesta a fondersi tragicamente. Un pertugio aperto per pochi minuti, giusto il tempo di innescare una valanga umana che tentava di passare al grido di «aprite i confini». Alla frontiera con la Fyrom circa 300 migranti iracheni e siriani hanno tentato di aprirsi una breccia tra le maglie, strette, del recinto spinato. Un malessere che covava ormai da giorni, con condizioni igienico sanitarie precarie, con il cibo che scarseggiava e con quattro ore di fila indiana per ottenere un panino e una mela. Subito la polizia macedone ha sparato gas lacrimogeni e granate assordanti: trenta i feriti (di cui dieci bimbi) al termine della guerriglia, mentre nelle stesse ore a Calais 55 automezzi della polizia hanno avviato lo sgombero della tendopoli più grande di Francia, la Giungla, dove vivono circa 3.500 persone. Tensione altissima: la polizia ha risposto con i lacrimogeni al lancio di pietre da parte di «alcuni migranti» e «attivisti no-border».Al di là degli annunci del governo Tsipras e di Bruxelles, la realtà in Grecia parla di una rapida e costante lievitazione dei profughi nel paese: in tutto 27mila. Solo nel centro di Atene, in piazza Victoria, sono accampati in 500 che minacciano lo sciopero della fame. Ma il punto più caldo resta il porto del Pireo dove ieri erano ammassati in 3500 sulle banchine. Il primo effetto è il crollo delle prenotazioni nelle isole del Dodecaneso, che vivono solo di turismo. Il governo Tsipras nel suo piano di emergenza propone che migliaia di bambini rifugiati possano frequentare le scuole greche dal prossimo settembre. Il piano comprende l'istituzione immediata di classi di accoglienza in tutti i punti caldi per questi bambini, oltre a vitto e alloggio per insegnare loro la lingua. Quindi si presume che l'intenzione sia di farli restare lì e non di prestare un soccorso temporaneo, lo attaccano le opposizioni.Dal vertice straordinario tra premier e ministri è emersa la volontà del governo ellenico di allestire il maggior numero possibile di centri di accoglienza, utilizzando anche strutture esistenti come centri congressi, impianti sportivi, campeggi. Il tutto per ammortizzare il flusso infinito di profughi previsto per la prossima primavera, quando il tempo sarà migliore e le partenze, secondo le previsioni, aumenteranno contribuendo a far lievitare il numero di arrivi sino a 120mila. Le reazioni delle comunità locali non si fanno attendere: «Siamo contrari agli hotspots che creano solo condizioni carcerarie», ha protestato il sindaco di Patrasso Kostas Peletidis in occasione della possibile creazione di un centro di accoglienza dei migranti nella sua città, che tra l'altro è il primo porto di approdo dei traghetti italiani diretti in Grecia. E nel vecchio aeroporto Ellenikon di Atene ieri 3400 migranti hanno sfiorato la rissa per accaparrarsi croissant e succhi di frutta che qualche volontario si accingeva a distribuire. Angela Merkel dice che l'Europa non può permettere che la Grecia sprofondi nel «caos» mentre il ministro degli esteri italiano Gentiloni dice che è necessario riscrivere l'accordo di Dublino, «perché senza la libera circolazione non c'è il mercato unico». Per tutta risposta la Macedonia ha iniziato a costruire una nuova recinzione di filo spinato al confine con la Grecia. Il tutto mentre l'esercito greco ha avviato la realizzazione di un altro hotspot nel parco di Tritsi per mille persone di capienza, e tra i ministri di Tsipras spicca la «sindrome Erdogan».
Una circolare del ministro delle migrazioni, Ioannis Mouzalas, impedisce l'ingresso di troupe televisive e giornalisti nei nuovi centri di accoglienza nelle isole. «Siamo certi che capirete», scrive il ministro ai media increduli.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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