Milano «Lei questo bar non lo aprirà mai! Lei è a conoscenza del lavoro che svolgo?». Una lite condominiale a forze dispari, intorno all'apertura di un bar nel centro di Milano. C'è un signore, titolare di un locale storico della città, che vuole trasferirsi nel palazzo di fronte. I condomini, come spesso accade, si oppongono. Peccato che uno dei condomini faccia il giudice, consigliere della Corte d'appello di Milano. E che faccia pesare tutto il suo ruolo nello scontro, minacciando il barista, procurandosi carte che non gli spetterebbero, promettendo sfracelli. Ma il barista, poco intimidito dalla toga indossata dal condomino, lo denuncia. E ieri il giudice viene condannato per concussione a due anni e otto mesi di carcere.
Il bar si chiama «Birillo», aperto da decenni all'angolo tra via Spartaco e viale Montenero, a pochi passi dal tribunale. Qualche anno fa il proprietario, Emanuele Marinoni, viene a sapere che la panetteria di fronte chiuderà il battente, e prende in affitto i locali per spostarci il suo bar. Non è un bar chiassoso, un posto da spriz e movida. Ma al giudice Giorgio Alcioni, che abita lì sopra, l'idea non va giù. Affronta Marinoni a brutto muso, «io tratto questa materia per lavoro, ho fatto chiudere un Mc Donald's, anche la casa del Wurstel a Porta Ticinese ha chiuso: lei questa cosa la poteva fare nel 99,9 per cento degli stabili di Milano, ma non in questo: lei è caduto nel condominio sbagliato». E non è tutto. Il giudice chiama a ripetizione la polizia locale segnalando opere non autorizzate, sommerge il Comune di esposti, e se gli impiegati comunali non gli danno retta si fa forte anche con loro del suo ruolo: «Svolgendo le funzioni di giudice del tribunale di Milano sono informato delle leggi e dei regolamenti», scrive. E poiché quelli non bloccano i lavori del bar, si presenta fisicamente negli uffici dell'assessorato pretendendo di venire ascoltato.
Nel capo di imputazione brillano due capi: «senza avere presentato la richiesta di accesso agli atti si faceva consegnare dall'ufficio visure del comune di Milano la pratica, dichiarando di essere un giudice, esibendo il tesserino rilasciato dal ministero e minacciando la coordinatrice con frasi quali lei non sa chi sono io, se voglio il fascicolo lo visiono lo stesso, lo faccio sequestrare e me lo porto in tribunale»; inoltre «intimidiva l'architetto direttore dei lavori, mediante pressioni sia dirette che indirette, costringendola ad abbandonare l'incarico». E quando un funzionario della Camera di commercio dà ragione al Marinoni, ne parla così al suo collaboratore: «Che bei pareri che fa il suo capo. Ma è sicura che l'anno prossimo farà ancora questo lavoro?».
La denuncia del barista arriva alla Procura di Brescia,
competente per i reati dei giudici milanesi. E ieri il giudice Spanò condanna il giudice Alcioni. Per tutta la durata della pena, il condomino con la toga non potrà fare il giudice, essendo stato interdetto dai pubblici uffici.
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