Giustizia, riforma cestinata. E Di Maio teme per il governo

La Lega: non votiamo testi inutili. Bonafede: vogliono bloccare la prescrizione. Ma il capo grillino si allarma

Giustizia, riforma cestinata. E Di Maio teme per il governo

Uno via Facebook, l'altro in braghettoni dalla spiaggia: all'indomani di un inconcludente Consiglio dei ministri fiume finito a tarda notte, Cinque stelle e Lega continuano la rissa sul ddl giustizia.

Salvini dà ordine ai suoi di impallinare il testo del ministro Bonafede, e parte la nota ufficiale: «La Lega non vota una non riforma vuota e inutile», è l'annuncio. Poi giù un elenco di richieste che finora non erano state messe sul tavolo: «Siamo per una reale riduzione dei tempi della giustizia, per un manager nei tribunali affinché diventino realmente efficienti, perché ci sia certezza della pena. Sanzioni certe per magistrati che sbagliano o allungano i tempi, no a sconti di pena per i criminali e un impegno per la separazione delle carriere».

Davanti al niet che affonda la sua proposta, il ministro della Giustizia Bonafede insorge e dal suo ufficio di Via Arenula, in piedi e impettito e con tanto di pochette modello Conte, gira un video per Facebook: «Al di là delle ricostruzioni su cosa è successo, la verità la dico io che c'ero», annuncia, e spiega che sulla parte che riguarda giustizia civile e Csm il Consiglio dei ministri ha trovato un'intesa, mentre sulla parte relativa al processo penale «da parte Lega sono arrivati una serie di no, di certe cose vanno fatte in altro modo. Alla prova dei fatti, però, queste proposte alternative non sono arrivate. Ed è lì che si vede se si vuol far saltare una riforma o dare veramente un contributo per migliorarla». Insomma, fa capire il Guardasigilli, la manfrina leghista sulla riforma non vuole raggiungere gli obiettivi enunciati (peraltro, ricorda, «la separazione delle carriere sarebbe una riforma della Costituzione», e quindi avrebbe un iter totalmente diverso) ma punta ad altro: «Mi viene quindi il dubbio - dice Bonafede - che l'obiettivo sia far saltare la legge sulla prescrizione che andrà in vigore a gennaio. Per me è inaccettabile». Quanto alle intercettazioni, «sarebbe uno schiaffo ai cittadini onesti pensare di imbavagliare la stampa». E conclude: «Sono aperto a ogni proposta ma si mettano in testa che non sono al governo con Berlusconi». Di rincalzo, arrivano subito altri grillini: «Se qualcuno pensa di bloccare tutto in maniera pretestuosa, magari pensando che così può saltare la legge sulla prescrizione, si sbaglia», tuona Paragone. Persino Alessandro Di Battista viene svegliato dalla siesta, per fargli postare sui social la sua invettiva: «La Lega? Un banalissimo partito di sistema capace solo di camuffarsi meglio degli altri. Prima o poi gli italiani se ne renderanno conto».

Salvini si difende, affermando che «la prescrizione non c'entra nulla»: Poi, dalla sua postazione di governo al Papeete di Milano Marittima convoca i giornalisti e tiene una nervosissima e assai sudata conferenza stampa. Attacca ferocemente il giornalista di Repubblica «reo» di aver filmato l'episodio della moto d'acqua dandogli praticamente del pedofilo perché «ti piace guardare i bambini». Inveisce contro gli «zingaracci» minacciando «ruspe». E attacca: «O si fa una vera riforma della giustizia pesante e significativa o non siamo al mondo e al governo per fare le cose a metà». Le accuse grilline lo hanno irritato: «Cosa c'entra Berlusconi? Noi la buona volontà ce la mettiamo ma se Bonafede inizia a tirare in ballo Berlusconi, il passato, il presente e il futuro...».

A sera è chiaro che il ddl Bonafede è per il momento defunto: non tornerà in Cdm e non arriverà in Parlamento. Il clima nella maggioranza è pessimo, e Di Maio si allarma: «Con questo governo possiamo fare tanto, ma ci deve essere la volontà di tutti. Se qualcuno ha in mente altro, lo dica».

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