Coronavirus

Il governatore lombardo Fontana sentito come teste in Procura tira in ballo Conte.

Dopo la ridda sguaiata di insulti, ora in tanti dovrebbero chiedere scusa. Perché l'architrave di tutte le accuse al sistema Lombardia era proprio la mancata chiusura delle zone di Alzano e Nembro da parte della Regione

Il governatore lombardo Fontana sentito come teste in Procura tira in ballo Conte.

Dopo la ridda sguaiata di insulti, ora in tanti dovrebbero chiedere scusa. Perché l'architrave di tutte le accuse al sistema Lombardia era proprio la mancata chiusura delle zone di Alzano e Nembro da parte della Regione. Sin dall'inizio della pandemia sul Pirellone e sui suoi vertici - innanzitutto Attilio Fontana e Giulio Gallera - si è scatenata una tempesta di accuse e insulti. Il 27 febbraio, quando non avevamo ancora preso le misure con il Covid19, il numero uno del Pirellone si presenta davanti alle telecamera indossando una mascherina. Parte subito una valanga di polemiche, la sinistra attacca la «sceneggiata» del governatore mascherato che terrorizza i suoi concittadini. Come sia andata a finire con le mascherine lo sappiamo tutti: purtroppo aveva ragione Fontana. Ma siamo solo all'inizio. Il Fatto Quotidiano individua subito nel leghista il bersaglio perfetto, il grande capro espiatorio, l'uomo sul quale scaricare tutte le responsabilità della pandemia. Travaglio intinge la penna nel veleno: «Come governatore non è granché. Ma come serial killer non è male».

Il messaggio è chiarissimo: i morti della Lombardia sono tutti sulla coscienza di Fontana. Travaglio ha già emesso la sua sentenza. E ancora: «Attilio Fontana, il noto cabarettista costretto ogni giorno a riportare fedelmente l'osso che gli lancia Salvini» e poi «bravo travet, per carità, ma totalmente inadeguato a compiti che non siano quello degli umarell in visita ai cantieri». Lo segue a ruota Selvaggia Lucarelli, che accusa il Pirellone perché «Fontana non ha chiuso le zone di Alzano e Nembro». Competenza che, come abbiamo scoperto ieri, era in capo al presidente del Consiglio e non al governatore. E ancora: «In Lombardia regna il caos. La gestione Fontana è una non gestione. Dovremmo urlarlo tutti i giorni in tutte le lingue. Dovremmo affacciarci al balcone non per cantare, ma per urlare a Fontana di fare qualcosa di serio per arginare la malattia».

Dopo Fontana tocca a Gallera, che sul foglio di Travaglio viene processato per direttissima e diventa «Avanzi di Gallera». Anche in mezzo a un'epidemia da decine di migliaia di morti i giustizialisti non smettono di sventolare le manette. Christian Raimo, sedicente intellettuale di sinistra con la bava alla bocca, dal suo salotto romano posta la foto dell'assessore lombardo con una didascalia obbrobriosa e spaventosamente compiaciuta: «Milano da bare». Per non essere da meno Gad Lerner twitta una foto di Fontana e del suo assessore titolata: «Schizofrenici al potere». Le accuse dalla carta passano direttamente in parlamento con il delirio del grillino Riccardo Ricciardi che spara ad alzo zero contro il modello Lombardia scaricando la sollevazione dell'Aula.

La stupidità è contagiosa e il concetto, espresso più o meno chiaramente da politici e opinionisti, compare sui muri di Milano: «Fontana assassino». A scriverlo sono i vecchi arnesi del Carc (Partito dei Comitati di Appoggio alla Resistenza per il Comunismo). Pablo Bonucelli, uno dei leader del movimento, in diretta alla Zanzara alza ancora il livello dell'odio: «Non ci scusiamo di un cazzo di niente». Chiarissimo.

Lui non si scusa e probabilmente non lo faranno nemmeno gli altri, ma le balle che hanno detto rimarranno agli atti.

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