Il governissimo frantuma il Pd Ma l'accordo con i 5s è pronto

Zingaretti contro Renzi, però è vicino ad arrendersi Nei gruppi dem la maggioranza non vuole le elezioni

Il governissimo frantuma il Pd Ma l'accordo con i 5s è pronto

«C i aspettano prove difficili. Quando il gioco si fa duro i duri smettono di litigare». L'ex premier Paolo Gentiloni prova a disinnescare, con l'ottimismo della volontà, lo scontro violento che si è aperto nel Pd.

Scontro che, conti alla mano, potrebbe risolversi con la vittoria del «governissimo», e la definitiva spaccatura del Pd. Matteo Renzi ieri è stato chiaro con i suoi: comunque vada a finire sul governo, ora facciamo nascere «i nostri gruppi», fuori dal Pd. «In settimana», è la tabella di marcia. Perché «andare avanti insieme a quelli della Ditta è impossibile».

Il segretario dem, in perfetta sintonia tattica con Matteo Salvini, vuole andare subito a votare. L'ex segretario Matteo Renzi vuole tentare la strada del «governo istituzionale» di tutti (tranne Salvini), con l'obiettivo dichiarato di arrivare alla manovra per disinnescare l'aumento Iva, e quello non detto di andare avanti almeno fino al 2022, quando il Parlamento dovrà eleggere il nuovo presidente della Repubblica. Per entrambi ci sono ragioni di sopravvivenza, oltre a quelle di strategia: per Zingaretti votare subito significa rafforzarsi ed evitare la via crucis di elezioni regionali (Umbria, Calabria, Emilia) che potrebbero farlo saltare. Per Renzi, intestarsi un governo significa riacquistare centralità politica, e mantenere l'attuale maggioranza nei gruppi dem.

Nei gruppi parlamentari la linea renziana prevale nettamente. La prima verifica sarà l'assemblea di oggi al Senato, da cui dovrebbe uscire il segnale di una maggioranza pro-governo. I dem pro-governo si aspettano che il medesimo segnale esca anche dall'assemblea dei senatori M5s: «A quel punto sarebbe molto più difficile per Zingaretti dire no». Da Forza Italia i segnali sono contrastanti: «È probabile che si spacchino», dice un dirigente Pd. Mentre gli zingarettiani denunciano: «Renzi sta chiamando gli eletti di Fi per convincerli a fare un gruppo autonomo a sostegno del governo tecnico».

Ieri Renzi ha ufficialmente lanciato la sua linea, e subito è iniziato il can can nel Pd, con i diversi esponenti che si schieravano pro o contro. Ma anche sui social, dove l'improvvisa apertura a M5s è stata subissata di critiche. A sera Renzi rilancia: «Ho fatto una proposta seria. Mi costa molto dal punto di vista umano ma è la strada giusta dal punto di vista politico. Adesso tocca a ciascun parlamentare decidere». Zingaretti prima stronca la proposta renziana, un «accordicchio» che sarebbe solo un regalo a Salvini. Ma la sua maggioranza si sfalda: se Carlo Calenda, vicino a Gentiloni, liquida il «governissimo» come «folle e ridicolo», si sfila Dario Franceschini, primo teorico del governo coi Cinque stelle. E si sfila Goffredo Bettini, mentore di Zingaretti, che boccia l'idea di un «governicchio improvvisato», ma apre ad un «governo di legislatura», con una «maggioranza chiara» e un programma «di ferro» da imporre ai grillini. È lui a offrire una via d'uscita al segretario: prendi in mano tu la partita e rendila «di ampio respiro».

«Quello di Bettini può essere il punto di caduta per tutti», ragiona Lorenzo Guerini. E in serata Zingaretti innesta la retromarcia: «Fare un governo per mettere a posto i conti e poi votare non mi pare la soluzione giusta». Meglio allora andare avanti, fino a fine legislatura.

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