Il governo cerca di ricucire con Draghi ma l'ala anti euro spara su Francoforte

Giorgetti: «Basta dichiarazioni, ora fatti». Ma Bagnai: «Bce incresciosa»

Il governo cerca di ricucire con Draghi ma l'ala anti euro spara su Francoforte

Roma Il governo cerca di ricucire con Mario Draghi prima della riapertura dei mercati ma lo fa soltanto a metà. Due giorni fa le parole di Paolo Savona in risposta all'altolà del presidente della Bce sono risuonate come l'ennesima sfida all'Europa, decisamente pericolosa per la stabilità della nostra economia. E ieri è sceso in campo il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti, destinato a ricoprire il ruolo di pompiere. In questo caso per spegnere le conseguenze dell'attacco del ministro degli Affari Europei che aveva detto: «Draghi si è procurato dei poteri che non avevamo previsto». Il braccio destro del vicepremier Matteo Salvini getta acqua sul fuoco. «Le dichiarazioni sono dichiarazioni, i fatti sono fatti. - minimizza Giorgetti- Io lavoro e ragiono sempre sui fatti e non sulle dichiarazioni. Però mi rendo conto che i mercati finanziari, particolarmente quelli che vivono di speculazioni, vivono, lavorano e speculano sulle dichiarazioni». Insomma a volte è decisamente meglio tacere ed il messaggio finale appare decisamente indirizzato ai membri del suo governo. Giorgetti esorta a limitare le esternazioni: «se ne devono fare meno possibile, magari meditate, ma giudicateci dai fatti, non da quello che si legge». Lo stesso Salvini che per primo spavaldamente aveva attaccato la Bce ieri in una battuta ha rivelato che qualche timore lo nutre anche lui. A chi gli chiedeva quanto durerà questo governo il ministro dell'Interno ha risposto che «durerà quanto gli italiani, il buon Dio, lo spread e Draghi vorranno».

Ma il cambio di direzione più evidente si legge nelle parole di Savona che ieri ha definito Draghi «un presidente valente». Savona loda l'abilità del numero uno di Francoforte e sottolinea che, pur non essendo suo compito istituzionale farlo, intende riaffermare il convincimento che Draghi «è stato un valente Presidente che ha operato in una condizione di grandi difficoltà». Semmai prosegue «il problema è che le istituzioni devono essere ben regolate per ogni circostanza, cosa che attualmente manca». Proprio grazie alla sua abilità è stato possibile «superare i vincoli della sua azione di fronte alle carenze statutarie» insiste Savona, «come ha confermato la Corte di giustizia investita del problema da parte della Germania. Ma ciò ha richiesto tempo e trascinato polemiche non ancora sopitesi. Meglio incorporare i poteri nelle norme statutarie, affinché si affermi la volontà democratica propriamente definita e non quella puramente giurisdizionale». Insomma una parafrasi per chiedere implicitamente scusa. Peccato che a rinfocolare la polemica arrivi il leghista Alberto Bagnai, presidente della commissione Finanze del Senato.

«Trovo particolarmente incresciose le esternazioni della Bce perché chi si occupa di mercati finanziari dovrebbe essere più riservato e, soprattutto, dovrebbe evitare di dare l'impressione che siano le banche a dare le fiducie ai governi. -dice Bagnai-I cittadini di questo atteggiamento non ne possono più ed è anche per questo che ci hanno votato. Quindi, al dottor Draghi direi quasi grazie, se non avessi rispetto per le istituzioni».

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