L'arrocco a metà pomeriggio, quando Riccardo Fraccaro, ministro per i Rapporti con il Parlamento, si avvicina al microfono e pone la questione di fiducia sul pacchetto sicurezza e immigrazione. I deputati di Lega e Cinque stelle si alzano in piedi e battono le mani, sollevati: blindarsi così per stroncare i dissidenti non è certo un segno di salute, ma poco importa, intanto il decreto è salvo, la fronda dei grillini ribelli sterilizzata, il governo messo al riparo, la crisi scongiurata.
No, non è un bel messaggio di stabilità, per una coalizione che, soprattutto alla Camera, dovrebbe disporre di una maggioranza a prova di bomba. Però Salvini e Di Maio, che hanno diversi problemi con l'Europa e i mercati per la Finanziaria, hanno deciso che non fosse il caso di rischiare aprendo un altro fronte. Già al Senato il provvedimento, una delle bandiere della Lega, ha avuto diverse difficoltà dopo la ribellione di De Falco e degli altri 5s e ed è passato una ventina di giorni fa soltanto grazie al voto di fiducia. Ma a Palazzo Madama, si sa, i gialloverdi hanno i numeri contati.
A Montecitorio invece la maggioranza gode di margini ben più ampi, quindi dovrebbe essere più solida e sotto controllo. Eppure anche lì nei giorni scorsi è si è aperta una faglia critica pericolosa. Diciotto deputati dei Cinque stelle, piuttosto «perplessi» sul pacchetto sicurezza, hanno scritto una lettera al loro capogruppo Francesco D'Uva perché si desse da fare per riaprire il dibattito interno sul decreto e consentisse il deposito di nove emendamenti con alcune modifiche al testo.
Anche stavolta però ha vinto la prudenza e la paura di non farcela: i tempi sono stretti, il decreto va convertito entro il 30. Dunque, via libera alla questione di fiducia, dubbi azzerati, calendario accelerato. Oggi pomeriggio, come deciso dalla conferenza dei capigruppo, si comincia con le dichiarazioni di voto, lo scrutinio tra stasera e domani mattina.
Molto critiche le opposizioni. «Siamo alla quarta fiducia del governo del cambiamento - dice il pd Enrico Borghi - e questa peraltro viene posta senza che nemmeno ci sia un nostro ostruzionismo. Anzi, avevamo dato disponibilità di contenere il numero degli emendamenti al fine di un esame contenuto e con tempi certi». Secondo l'ex ministro Graziano Delrio «la necessità di chiudere la bocca alle considerazioni dei deputati Cinque stelle che in questi giorni hanno manifestato le loro critiche al provvedimento resta l'unico motivo per cui è stato bloccato il confronto in Aula».
Valerina Corneli, M5s, è imbarazzata.
«Avrei voluto discutere ulteriori proposte di modifica, perché ho delle perplessità sui alcuni aspetti, ma non c'era tempo». Ad esempio, «non si affronta in maniera rilevante il problema dell'integrazione e si potrebbe determinare un peggioramento della sicurezza a causa degli immigrati sul territorio». Invece niente.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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