Si apre una crepa in favore del ministro Orlando nel governo a trazione renziana. La partita delle primarie tra Matteo Renzi, Andrea Orlando e Michele Emiliano si sposta dal Pd a Palazzo Chigi: nell'esecutivo guidato da Paolo Gentiloni, a due mesi dalla consultazione interna ai democratici, cominciano a delinearsi alleanze e accordi. Il presidente del Consiglio si schiera al fianco del segretario dimissionario del Pd ma in segreto fa il tifo per Orlando. Per il premier un buon risultato alle primarie del Guardasigilli, che scongiuri un plebiscito per Renzi, rappresenterebbe non solo un riconoscimento per il lavoro dell'esecutivo ma allenterebbe la pressione per trascinare il Paese ad elezioni anticipate.
Se Gentiloni mantiene, all'apparenza, un profilo defilato, nell'esecutivo i ministri escono allo scoperto. In questo scenario di alleanze e nuovi equilibri politici la mozione pro-Orlando raccoglie consensi. Ad inaugurare il valzer degli endorsement è Anna Finocchiaro, ministro per i Rapporti con il Parlamento che a Repubblica annuncia l'appoggio a Orlando. Il sostegno della Finocchiaro al ministro della Giustizia non è una novità. Dietro l'asse tra l'ex presidente della commissione Affari istituzionali e il «giovane turco» c'è la regia dell'ex Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. E ci sarebbe sempre lo zampino di Re Giorgio alla base di un altro imminente appoggio governativo per Orlando: il ministro allo Sviluppo economico Carlo Calenda che in questi mesi non ha avuto parole tenere nei confronti di Matteo Renzi dovrebbe annunciare nei prossimi giorni il sostegno al collega di Palazzo Chigi. Calenda potrebbe spostare su Orlando i voti dell'ex galassia montiana. L'ex capo dello Stato, sponsor numero uno del Guardasigilli, avrebbe convinto altri due componenti della squadra di Gentiloni a sostenere il politico ligure: Valeria Fedeli, titolare del dicastero all'Istruzione, ex bersaniana, per tenere aperto un canale con gli scissionisti, e Piero Carlo Padoan, voluto da Napolitano al Tesoro, reduce da uno scontro a distanza con Renzi sulla manovrina richiesta all'Italia dalla commissione europea. Quattro componenti dell'esecutivo sarebbero dunque pronti a sostenere la battaglia di Orlando per la leadership del Pd. Per ora, Michele Emiliano, l'altro sfidante di Renzi per la segreteria del Pd, non riesce a sfondare nell'esecutivo. Nessuno ministro pare sia intenzionato a sostenere la corsa del governatore della Puglia verso la guida del Partito democratico. La pattuglia dei renziani resiste: Luca Lotti e Maria Elena Boschi sono in campo al fianco dell'ex presidente del Consiglio. Resta fredda la pozione del ministro dei Trasporti Graziano Delrio. Il titolare del Viminale, Marco Minniti, nonostante la comune provenienza con Orlando dalla Sinistra Pd, è orientato a sostenere Renzi. Se nei sondaggi il segretario uscente del Pd appare favorito, nelle primarie interne al governo Orlando gioca alla pari.
Anche perché c'è una pattuglia di ministri considerati in bilico. Fra questi non ci sono certamente Dario Franceschini e Maurizio Martina, leader di due componenti decisive a garantire la leadership di Renzi.
Che il ministro dei Beni culturali e quello dell'Agricoltura si spostino all'ultimo momento dal segretario uscente a Orlando va escluso ma il fatto che non si siano ancora schierati apertamente indebolisce l'ex rottamatore. Per la gioia, fra gli altri, di Gentiloni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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