Governo oggi o mai più: ultima trincea della Merkel

La Cancelliera è sempre più debole: o trova la «quadra» o sarà comunque ridimensionata

Governo oggi o mai più: ultima trincea della Merkel

Berlino - «Ovviamente mi aspetto che ognuna delle parti in campo dimostri senso di responsabilità. Il che significa anche non restituire agli elettori l'incarico ricevuto». In un raro intervento diretto nella politica nazionale, anche il presidente federale tedesco Frank-Walter Steinmeier ha chiesto ai partiti impegnati nei colloqui esplorativi di mettercela tutta a formare il governo, facendo capire che un fallimento potrebbe portare a nuove elezioni. Il ruolo che la Costituzione tedesca attribuisce al capo dello Stato è cerimoniale, e la tradizionale stabilità dei governi ha ulteriormente relegato il presidente federale al taglio dei nastri e alle visite all'estero, sotto l'occhio vigile del governo. Come in Italia, però, quando la politica balbetta il presidente parla. Così Steinmeier ha ricordato al blocco moderato (Cdu della cancelliera Merkel e Csu bavarese), ai Verdi e ai Liberali che i tedeschi hanno votato meno di due mesi fa. Prima di tornare alle urne è bene pensarci due volte.

Allo stesso tempo mettere in piedi un'eterogenea alleanza nero-giallo-verde si sta rivelando più difficile del previsto. Oltre alla questione energetica, a dividere i partiti è la gestione dei profughi, ovvero di quel milione di siriani, iracheni e afgani che fra agosto 2015 e novembre 2016 si sono riversati sul suolo tedesco. Se a metterli in fuga è stata la guerra civile nei loro Paesi, ad attirarli in Germania è stata la stessa Merkel, che un giorno di fine estate di due anni fa ha offerto protezione a tutti. Oggi i Verdi vorrebbero accogliere anche le famiglie di chi è arrivato da solo, mentre i cristiano-sociali bavaresi esigono un rigido tetto ai nuovi arrivi. Nel corso delle ultime quattro settimane di negoziato, i Grünen hanno già ceduto sulla politica energetica e, in vista del congresso convocato fra una settimana proprio per votare l'alleanza di governo, non possono calare le brache anche sulla politica migratoria. La Csu, dal canto suo, è uscita malissimo dalle elezioni a settembre (-10,5%) e chiede con forza una sterzata a destra per non essere travolta dagli xenofobi di Alternative für Deutschland.

Merkel, infine, non può lasciare nessuno per strada o non avrà i numeri necessari al Bundestag per governare. L'alternativa sarebbe un esecutivo di minoranza del blocco moderato con i soli Verdi o con i soli Liberali. I tedeschi però guardano con timore alla storia del secolo scorso e hanno due precisi tabù in politica: un alto tasso di inflazione e un governo precario. Due condizioni che richiamano la Repubblica di Weimar la cui cronica instabilità contribuì all'ascesa del nazismo. Ecco perché i leader dei quattro partiti chiamati a formare la cosiddetta coalizione Giamaica si sono rinchiusi in una seduta-fiume iniziata giovedì pomeriggio e conclusasi senza successo 14 ore dopo. Merkel aveva promesso al Paese una risposta entro venerdì mattina e ha fallito. Le forze in campo sono adesso ricorse ai tempi supplementari. «Domenica alle 18 si chiude», ha affermato il leader dei Liberali, Christian Lindner, mentre il presidente Steinmeier si scaldava in panchina. Se il negoziato fallirà, starà a lui sciogliere il Parlamento e indire nuove elezioni.

Prima però la Costituzione prevede che un cancelliere incaricato venga bocciato dal Parlamento. Una pubblica umiliazione di cui Angela Merkel scelta da Forbes anche nel 2017 come «donna più potente dell'anno» farebbe volentieri a meno.

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