Governo, Razov: "Da Mosca nessuna interferenza, a differenza di altri Paesi"

L'ambasciatore russo Sergej Razov al convegno sul giornalismo internazionale: "Sul nuovo governo italiano la Russia non ha interferito, a differenza di altri Paesi e dei loro leader che hanno espresso pubblicamente le loro preferenze"

Governo, Razov: "Da Mosca nessuna interferenza, a differenza di altri Paesi"

“La Russia ha seguito attentamente il processo che ha portato alla formazione del nuovo governo, ma lo ha fatto senza interferire in alcun modo, a differenza di altri Paesi e dei loro leader che invece hanno espresso pubblicamente le loro preferenze sulla composizione e la leadership del nuovo esecutivo". Lo ha detto l’ambasciatore russo, Sergej Razov, nel giorno in cui il premier Giuseppe Conte e la sua squadra sono riuniti nel Salone delle Feste del Quirinale per il giuramento.

Altro che "Russiagate" all'italiana, insomma. Le ingerenze negli affari interni degli altri Stati e la diplomazia portata avanti a colpi di tweet non rientrano nella “cultura politica” di Mosca, ha sottolineato l’ambasciatore intervenendo all’VIII Conferenza internazionale sul giornalismo contemporaneo organizzata al Centro russo di Scienza e Cultura di Roma. “A cosa servono le interferenze? – ragiona citando il presidente russo, Vladimir Putin - ho avuto buoni rapporti con il governo Renzi, con il governo Gentiloni, con il primo governo Conte eletto a marzo dello scorso anno e così sarà anche con il secondo”. “Siamo pronti a lavorare con questo governo – ha quindi aggiunto - che si è formato attraverso un processo democratico, così come abbiamo fatto con il precedente”.

“Le crisi vanno e vengono ma gli interessi nazionali e statali rimangono”, chiarisce Razov, che si aspetta un ulteriore sviluppo della collaborazione tra i due Paesi, in continuità con quanto fatto dagli esecutivi precedenti. “Sono assolutamente convinto che i nostri interessi coincidano, siano molto vicini se non addirittura paralleli”, ha detto elencando il successo dei vertici bilaterali organizzati negli ultimi mesi.

Al centro del convegno organizzato a Roma le principali sfide del giornalismo nell’era della “post-verità”. In proposito, ha osservato il diplomatico, “niente può esaltare l'immaginazione come l'assenza dei fatti controllati e verificati". "Questo è un problema che, purtroppo, noi dobbiamo affrontare molto spesso”, ha detto citando un adagio diffuso agli albori della rivoluzione russa: “Non sono i bolscevichi che devono prendere in considerazione i fatti, ma i fatti che devono prendere in considerazione i bolscevichi”. “Molti media – ha concluso – oggi si comportano esattamente come i bolscevichi”.

“Il punto di riferimento non è più la verità ma il politicamente

corretto, per questo molti giornali sono in crisi e hanno perso la fiducia dei loro lettori”, ha commentato la direttrice del Centro Russo di Scienza e Cultura, Daria Pushkova, aprendo i lavori del convegno.

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