Chiusa la partita per le elezioni dei presidenti delle Camere con un accordo tra Movimento 5 Stelle e centrodestra arrivato nella mattina di ieri, si riapre il balletto delle alleanze per la formazione di un governo.
Dal centrodestra l'avvertimento è chiaro: si è trattato di un patto solo per Camera e Senato. E Silvio Berlusconi lo ha detto senza mezzi termini: l'intesa sui nomi per seconda e terza carica dello Stato "non prefigura una collaborazione per l'esecutivo".
E ora è pure Luigi Di Maio a sottolineare di non aver nessun accordo con Matteo Salvini, che pure - ha sottolineato in un'intervista al Corriere - "sa mantenere la parola data". Ma per il leader grillino è importante ostentare moderazione e ragionevolezza e uscire dall'aura di "partito del no" che aveva caratterizzato il movimento fino a solo qualche mese fa. Così al quotidiano di via Solferino rimarca questo nuovo aspetto di "forza affidabile e seria che dialoga con tutti e si muove compatta per il bene del Paese". L'intento - già dichiarato da prima delle urne - è quello di formare un governo basato su temi comuni "perché così non ci saranno più scuse per non affrontare i problemi della gente". Per l'esponente del M5s il confronto resterà incentrato "sulle priorità dei cittadini e non delle forze politiche: taglio delle tasse, superamento della legge Fornero, welfare per le famiglie, lotta alla disoccupazione giovanile".
Ma Matteo Salvini non ci sta e rivendica per la sua coalizione il diritto di scegliere il prossimo presidente del Consiglio: "Nel rispetto di tutto e di tutti, il prossimo premier non potrà che essere indicato dal centrodestra, la coalizione che ha preso più voti e che anche ieri ha dimostrato compattezza, intelligenza e rispetto degli elettori", twitta il leade della Lega. Che ricorda anche i punti fondanti del suo programma: "Via legge Fornero e spesometro, giù tasse e accise, taglio di sprechi e spese inutili, riforma della scuola e della giustizia, legittima difesa, revisione dei trattati europei, rilancio dell'agricoltura e della pesca italiane, Ministero per i disabili, pace fiscale fra cittadini ed Equitalia, autonomia e federalismo, espulsione dei clandestini e controllo dei confini. Noi siamo pronti".
Proprio sui temi apre un dialogo Giancarlo Giorgetti.
E in particolare sul reddito di cittadinanza, cavallo di battaglia del Movimento 5 Stelle: "Se è una misura universalistica per sostituire la pensione o una reversibilità non ha assolutamente senso", spiega il vicesegretario della Lega, "Se è un qualche cosa che orienti o incentivi la ricerca del lavoro, allora è qualcosa che può essere valutato".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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