Il governo si sfila dalla partita e chiude la porta in faccia a Renzi

Padoan esclude interventi di Cdp e Fs, sì al prestito ponte Calenda: «Non può fallire». L'ex premier: modello Meridiana

Il governo si sfila dalla partita e chiude la porta in faccia a Renzi

Roma - «Il governo non è disponibile a partecipare, direttamente o indirettamente, a un eventuale aumento di capitale» di Alitalia. È quanto ha spiegato il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, ieri nel corso del question time precisando che sebbene si condivida «la preoccupazione per il destino dei lavoratori, al tempo stesso si condivide l'idea che non sia perseguibile alcun intervento».

Non si tratta di un'iniziativa autonoma del titolare del Tesoro, ma di una presa di posizione concordata collegialmente che ha lo scopo di stemperare le polemiche politiche nonché di troncare le speranze della maggioranza renziana che auspica la messa a punto di un «piano B». Il ministro dell'Economia ha di fatto escluso l'intervento delle controllate di Via XX Settembre - da Cdp a Ferrovie dello Stato - in un futuro aumento di capitale senza il quale sarebbe impensabile qualsiasi prospettiva di continuità aziendale. Invece Padoan ha spiegato che lo Stato non farà null'altro che erogare il finanziamento ponte (il via libera di Bruxelles è stato annunciato ieri dal ministro dello Sviluppo Calenda) e poi attendere l'esito della procedura di amministrazione straordinaria. «Si procederà con la massima tempestività all'apertura della procedura e alla nomina dell'organo commissariale straordinario con il compito di provvedere alla gestione dell'impresa», ha sottolineato il ministro dell'Economia rimarcando come «l'eventuale intervento finanziario dello Stato sarebbe finalizzato esclusivamente ad evitare l'interruzione delle attività»

Una circostanza definita ancor più precisamente dal ministro Carlo Calenda. «Si può dotare la compagnia di una finanza per sei mesi per trovare un acquirente oppure la si può far fallire domattina, una scelta, questa, non praticabile» perché, ha spiegato, «si interromperebbe la connettività di un pezzo molto rilevante per il Paese: arriverebbero altre compagnie, ma durerebbero due-tre mesi». Questo, secondo il ministro, «arrecherebbe un danno economico all'Italia molto più grande dei soldi, limitatissimi», che servono per una gestione «per un periodo molto breve».

Eppure ieri proprio l'ex presidente del Consiglio Matteo Renzi aveva ripetuto che, una volta vinta la gara per la segreteria, cercherà di condizionare il governo. «L'operazione Meridiana pareva impossibile, quella l'abbiamo seguita noi. Penso che il Qatar chiuda l'accordo nelle prossime ore e Meridiana ha una prospettiva di sviluppo», ha detto Renzi promettendo la presentazione di un programma alternativo entro il 15 maggio per salvare «la compagnia che fa viaggiare il Papa».

Non a caso da un paio di giorni il più renziano dei ministri di settore, il titolare delle Infrastrutture Graziano Delrio, si sta smarcando da Calenda e da Padoan. «Chiunque fosse disponibile a scommettere su questa impresa va aiutato», ha tagliato corto.

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