Il grillino avverte: sono in ballo i sogni di chi vuole cambiare l'Italia

Per il vicepremier la soglia del 2,04% dovrebbe resistere

Il grillino avverte: sono in ballo  i sogni di chi vuole cambiare l'Italia

Stefano Zurlo

Milano È stata una retromarcia ma lui la presenta come un passo in avanti: «Ci servono meno soldi di quelli stanziati per le misure previste. Quindi con i fondi avanzati conduciamo la trattativa con la Ue perché non è nostro interesse avere una procedura d'infrazione». Luigi Di Maio non fa una piega e la ritirata davanti alle minacce di Bruxelles si trasforma in una sorta di nuotata nell'oro. Reddito di cittadinanza e quota 100 costano meno, quindi ci può pure stare un cambio di passo con Juncker e soci. Il leader dei Cinque stelle arriva a Milano, mangia una piadina, postata sui social in tempo reale, poi si immerge fra gli innovatori di StartupItalia. «Gli startupper - spiega alla platea del Palazzo del ghiaccio - hanno fatto in dieci anni più dei politici alla guida del Paese negli ultimi trenta». Il cambiamento corre velocissimo, la rivoluzione digitale è un tornado e il vice premier piazza alcuni paletti di buonsenso: «Il governo non si deve mettere di traverso alle novità e non deve provare a rallentare il mutamento, semmai noi dobbiamo rafforzare il welfare, perché alcuni lavori sono destinati a sparire». E le tecnologie non fanno prigionieri. Ma questo è il futuro. Il presente invece è la manovra e l'interminabile duello con l'Europa. O meglio, i proclami di guerra via via trasformatisi in una resa a mani alzate ai diktat della Commissione, ma Di Maio legge gli avvenimenti in tutt'altro modo: «Abbiamo previsto più di quello che ci serviva per realizzare le misure promesse. Dunque, possiamo trattare senza tradire il Paese». Nessun imbarazzo, nessuna ammissione, niente di niente. I giornali scoppiano di simulazioni e sono zeppi di modelli che prefigurano cosa succederà, ora che la coperta si è fatta corta. Ma per il ministro del lavoro non cambia nulla.

Neppure sull'altro fronte incandescente; quando gli si si fa notare che tutto il Nord reclama la Tav, lui replica altrettanto serafico: «A gennaio presenteremo un grande piano per le infrastrutture che interesserà tutte le regioni». Miracoli di equilibrismo. Giravolte e capriole per un leader di lotta e di governo.

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