Grillo e Dibba contro Di Maio: "Se dice sì alla Tav, lo sfiduciamo"

Il Movimento è sempre più spaccato. Sulle grandi opere si consuma il dramma di Di Maio, che non vorrebbe porre il veto sull'alta velocità per non perdere il voto del Nord

Grillo e Dibba contro Di Maio: "Se dice sì alla Tav, lo sfiduciamo"

La fronda contro Luigi Di Maio si allarga. E questa volta, a capeggiarla sono Beppe Grillo e Alessandro Di Battista, che sulla Tav non transigono.

Come riportato da La Stampa, Dibba ha parlato dell'alta velocità durante una riunione con il vice premier pentastellato e i membri dello staff: "Se vi permettete di dire Sì, io esco un minuto dopo e mi dissocio". E l'idea è che il pasionario grillino, tornato dal suo tour in America centrale, almeno su questo punto non voglia cedere. E dopo un mese di crisi, culminato con quella richiesta di applausi al pubblico di DiMartedì, è tornato alla carica. Sul Tap ha ceduto. Sulla Tav, non vuole concessioni.

Il problema è che le proteste della parte movimento dei grillini si confrontano con una realtà fatta di calo dei consensi. E soprattutto al Nord, le ricette del M5S non fanno breccia. E Di Maio è stato chiaro: "Dire di no ci fa perdere i voti del Nord. Di questo dobbiamo esserne tutti consapevoli, prima di dare l'ultima parola".

Il problema è che questo discorso non piace al fondatore del Movimento, che continua ad avere un ruolo chiave all'interno del partito. Il vice premier ha più volte discusso con il comico genovese delle sue perplessità sui "no" voluti dal Movimento. Il comico, come Dibba, non vuole concessioni: "Fa nulla il consenso, su questo non possiamo cedere". E si teme un post su Facebook di Grillo o una battuta a uno show che possano affossare definitivamente la fragile leadership di Di Maio, aprendo la strada una fortissima spaccatura interna al Movimento. E sono pronte delle vere e proprie dichiarazioni di sfiducia.

Il problema è che Di Maio sulla Tav non è mai stato così netto. Nessuno ha mai visto a una manifestazione dei contrari all'opera, e questo è un problema per il leader politico di un partito nato dalle contestazioni in Val di Susa. Il pragmatismo del ministro piace al governo e agli alleati, ma inizia a essere fonte di dubbi da parte dell'ala dura e pura dei pentastellati.

Che adesso temono che il Movimento diventi completamente succube della Lega. E Matteo Salvini sa che può puntare tutto sulle grandi opere per sfruttare i tentennamenti del Movimento e spaccarlo definitivamente.

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