Grillo furioso contro Luigi: troppo subalterno alla Lega

Anche Casaleggio sposa la linea del comico. Silenziato Dibba», a Paragone il compito di rilanciare i temi cari

Grillo furioso contro Luigi: troppo subalterno alla Lega

Cinque Stelle e congiunzioni astrali. C'era, fino a qualche mese fa, quella evocata dall'avvocato romano Camillo Mezzacapo nei colloqui intercettati con Marcello De Vito, presidente dell'assemblea capitolina, ora indagato per corruzione. Un vento in poppa, con il M5s al governo a Palazzo Chigi e al Campidoglio, che sarebbe stato sfruttato, in quel caso, per il fiorire degli affari illeciti contestati dai magistrati. Dopo l'ennesimo tonfo elettorale, in Basilicata, arrivato a pochi giorni di distanza dagli ultimi sviluppi dell'inchiesta sullo stadio della Roma, si registra un'altra congiunzione astrale, tutta in negativo.

Sondaggi a picco, il fiato sul collo del Pd di Nicola Zingaretti, il disorientamento di Luigi Di Maio, la necessità di cambiare passo per non soccombere definitivamente alla Lega di Matteo Salvini. Silenziato Alessandro Di Battista, il testimonial della nuova battaglia per contendere la protesta al Carroccio è Gianluigi Paragone. Il senatore ha suonato la carica tramite un video su Facebook, incitando il M5s ad essere di nuovo «cazzuto». Il mantra, che però circola ormai da mesi tra i grillini, è il rispolvero dei temi forti, definiti «identitari» per il Movimento. Dalle banche a un rinnovato ambientalismo. Paragone, appena appresi i risultati deludenti della Basilicata, aveva suggerito anche di scongelare Di Battista. Un tema visto come il fumo negli occhi da Di Maio, che ieri non ha risparmiato la battuta velenosa all'ex gemello diverso: «Non ci sono viaggi da fare...», ha puntualizzato il capo politico con una punzecchiatura che non è andata giù a molti dentro i Cinque Stelle.

Ed è qui che sta la novità delle ultime ore post-Basilicata. La terza congiunzione astrale, inaspettata, si percepisce parlando con i vari emissari di Beppe Grillo e Davide Casaleggio. Il «padre nobile» e il capo di Rousseau, a lungo distanti, sembrano parlare la stessa lingua. Grillo, dopo una breve pace armata, è tornato a esprimere perplessità sulla leadership di Di Maio e critica la subalternità alla Lega, evidenziata anche dalla timidezza del capo politico nel marcare le differenze con l'alleato per quanto riguarda i temi etici. Ultimo fronte, il congresso pro-family di Verona. Le rilevazioni del guru aziendale, invece, sono ancora più ortodosse. Esplicitate nelle critiche al gruppo parlamentare fagocitato dalle consuetudini dei Palazzi romani, nell'allergia all'archiviazione definitiva dell'uno vale uno caro a Casaleggio senior, nella procrastinazione del varo delle nuove regole sugli apparentamenti con le liste civiche e la deroga alla regola del doppio mandato a livello comunale.

All'orizzonte, quindi, c'è un nuovo compromesso. Le regole sulla riorganizzazione dovrebbero approdare in tempi brevi su Rousseau. In cambio, Di Maio sarà costretto ad abbandonare la grisaglia per disseminare piccoli ostacoli sulla corsa di Salvini. A partire dal tema dell'autonomia, terreno di scontro per recuperare consensi in quel Sud che sta abbandonando il M5s.

Mentre la punta di lancia sui diritti civili sarà Vincenzo Spadafora, sottosegretario con delega alle Pari Opportunità. Restano due mesi di tempo, oppure le Europee saranno una Supernova. Altro che congiunzioni astrali.

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