Hollande in guerra. E Marion vuole arruolarsi

L'appello del presidente: «Tutti insieme nel conflitto contro Isis». Le Pen jr: entro nell'esercito

Gaia Cesare

«Il mio impegno deve tradursi in fatti. Di fronte alla minaccia che pesa sulla Francia ho deciso di arruolarmi. Invito tutti i giovani patrioti a fare lo stesso», annuncia Marion Maréchal Le Pen, deputata del Front National, confermando e al tempo stesso alimentando il clima di guerra che vive la Francia. Poco prima, come nel suo stile, era toccato alla zia e leader del FN, Marine Le Pen, rompere in modo brutale l'appello alla «coesione» pronunciato sul luogo dell'ultimo tragico attentato jihadista di Rouen dal presidente François Hollande. «La responsabilità di tutti quelli che ci governano da 30 anni è immensa. Vederli chiacchierare è rivoltante». D'altra parte, il tragico copione del Capo dell'Eliseo si ripete da mesi e non potrebbe essere altrimenti dopo la lunga catena di attentati che sta sfinendo il morale dei francesi. «Ci troviamo di fronte a un gruppo, Daesh (lo Stato islamico, ndr), che ci ha dichiarato guerra, e noi dobbiamo farla a loro, e vincerla con tutti i mezzi», dice Hollande commentando l'ennesimo «ignobile attentato terroristico». «Il mio pensiero va a tutti i cattolici di Francia», spiega mentre annuncia che oggi riceverà «il vescovo di Normandia, ma anche i rappresentanti di tutti gli altri culti. Dobbiamo stare insieme - insiste il presidente - perché questa volta sono stati colpiti i cattolici, e però adesso tutti si sentono colpiti. Dobbiamo stare tutti insieme. Nessuno ci deve dividere».

Eppure lo sforzo di unire è ormai solo il tentativo disperato della gauche divenuta insieme vittima e simbolo di una stagione di terrore senza precedenti in Francia. Il governo è listato a lutto in maniera quasi perenne e dopo la scoperta dell'ennesima falla nella sicurezza - uno dei terroristi in azione a Rouen era in libertà vigilata con il braccialetto elettronico - è sempre più facile bersaglio delle due opposizioni che tra meno di un anno tenteranno di prendersi l'Eliseo. Così, mentre il primo ministro Manuel Valls ammette che «la Francia intera e anche tutti i cattolici sono feriti» e promette: «faremo blocco», quel blocco viene immediatamente rotto anche dal centrodestra. François Fillon, candidato alle primarie dei Républicains dice chiaro: «Indignarsi non basta più». Ma è il presidente del partito Nicolas Sarkozy, anche lui contendente nella corsa per aggiudicarsi la candidatura del centrodestra all'Eliseo, che rompe ogni indugio e da Rue de Vaugirard, sede del partito dove pronuncia il suo discorso un'ora dopo quello di Hollande, usa toni ben più forti di quelli del capo dello Stato: «Dobbiamo essere spietati contro un nemico che non ha morale», dice l'ex capo di Stato. Poi, quasi umiliando l'attività dell'Eliseo e del suo esecutivo, esorta Hollande ad adottare «senza indugio» le misure proposte dai Républicains, spiegando che «i cavilli giuridici e le precauzioni non sono ammissibili» perché «il nostro nemico non ha tabù, non ha limiti, non ha morale». Già dopo l'attentato di Nizza, il capo del centrodestra non aveva risparmiato l'affondo ai socialisti, rei di non aver agito con risolutezza ed efficacia dopo la strage del 13 novembre: «Tutto quello che avrebbe potuto essere fatto in dieci mesi non è stato fatto». Ora insiste: «Bisogna cambiare profondamente la dimensione, la portata e la strategia della nostra risposta».

E il suo entourage precisa che i provvedimenti necessari sono gli stessi da lui invocati quasi un anno fa: condannare la consultazione dei siti jihadisti come reato, espellere gli schedati stranieri per attentato alla sicurezza dello Stato, imporre i domiciliari a chi è sottoposto a braccialetto elettronico, creare centri di deradicalizzazione invece che squadre di lavoro all'interno delle carceri e infine isolare i condannati per terrorismo. È la prova, se ancora ce ne fosse bisogno, che la sicurezza sarà al centro della battaglia del 2017 per l'Eliseo.

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