Una vecchia canzone della Mannoia diceva: «Come si cambia per non morire; Come si cambia per amore; Come si cambia per non soffrire; Come si cambia per ricominciare». In pratica la colonna sonora di Luigi Di Maio.
Diciassette punti di scarto sono tanti, e per non morire si è disposti anche a cambiare idee. Per non far soffrire il proprio amore (politico), si può anche ammorbidire i toni. Per cercare di ricominciare (politicamente), si devono cancellare i vecchi dogmi lasciando che il giustizialismo faccia spazio al garantismo. E, dunque, se appena qualche settimana fa, ancora forte del suo 32% alle Politiche del 2018, sui casi Siri e Rixi, Di Maio non voleva sentire altro che la parola «dimissioni» o «galera», dopo il 26 maggio, a rapporti di forza invertiti, per non far irritare l'alleato, che è diventato il nuovo padrone di casa, si è anche disposti, a proposito della vicenda che ha colpito il viceministro della Lega, Massimo Garavaglia, ai tempi assessore regionale lombardo al Bilancio, finito sotto la lente della Corte dei Conti per la compravendita e poi l'affitto di un palazzo milanese, storica sede dell'Azienda sanitaria locale, ad auspicare la sua piena «innocenza». Così Salvini è contento e il governo va avanti, ancora un po'.
«Io mi auguro che Garavaglia sia innocente», le parole usate da Stefano Buffagni, sottosegretario del ministero per gli Affari regionali e le autonomie, all'epoca dei fatti consigliere regionale a Palazzo Pirelli. «Gli auguro di chiarire tutto con grande tranquillità». Sulle sue ipotetiche dimissioni aggiunge: «Io non sono per il pre-crimine. Gli auguro di spiegare tutto e di spiegare perché ha fatto quelle cose nell'interesse dei lombardi, che credo sia la spiegazione migliore».
Di Maio su Radio24, invece, fa il finto tonto: «Prima di tutto auguro a Garavaglia di essere innocente. Se non dovesse essere così auspico quello che è successo con Rixi, cioè un passo indietro del diretto interessato», tralasciando che quanto all'indagine in sé non c'è alcuna richiesta di dimissioni ufficiale del Movimento 5 Stelle per Garavaglia, a differenza di come venne trattato l'altro viceministro, Edoardo Rixi, accusato di peculato per la vicenda «spese pazze» in Liguria, ai tempi in cui la Lega era ancora l'alleato debole. «Se arriva una condanna è chiaro che il M5s, come sempre ha fatto per altri, chiederà la rimozione del viceministro», diceva perentorio Di Maio a Che tempo che fa su Rixi.
Sul caso di corruzione che coinvolse il sottosegretario Armando Siri, invece, Di Maio attaccava: «Non capirò mai perché la Lega in queste settimane abbia continuato a difendere Siri invece di fargli fare un passo indietro» e faceva lo spaccone: «Se non arriveranno le dimissioni, si voterà un decreto in Cdm, dove il M5s ha la maggioranza assoluta: i numeri sono dalla nostra parte, ma spero non si arrivi a questo». Ora che i numeri sono cambiati, sono cambiate anche le idee.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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