Agli abusivi multe a centinaia: mai pagate

I commercianti: "Negli empori i finanzieri per settimane, i vù cumprà indisturbati"

Agli abusivi multe a centinaia: mai pagate

Alassio - Fra il Budello e via Dante. Boutique esclusive, gioiellerie, pasticcerie, negozi griffati. «In poche centinaia di metri – afferma orgoglioso il presidente di Confcommercio Claudio Betti – c'è una delle più alte concentrazioni d'Europa di esercizi commerciali. Oltre 300 nomi che fanno grande la nostra città». Grande ma non come dovrebbe essere perché a queste latitudini c'è una sorta di doppio binario: «Noi – insiste Betti - siamo supercontrollati, gli abusivi fanno quello che gli pare». Non si tratta delle prevedibili lamentele di qualche venditore particolarmente scafato.

No, ieri il Giornale ha raccontato le vicissitudini della Boutique del mare , rinomata pescheria costretta a chiudere per una settimana. La colpa? Quattro clienti, quattro di numero nell'arco di otto anni, non avevano ricevuto lo scontrino dopo l'acquisto del pesce. Purtroppo non si tratta di un caso isolato. Perché tutti ad Alassio aggiungono un capitolo alla guerra con il fisco. E tutti vedono che invece i vu'cumprà vanno e vengono indisturbati. Senza rilasciare naturalmente una ricevuta che sia una. Succede tutto in pochi metri. Con risvolti persino paradossali: «Qui - prosegue Betti – è capitato di avere empori con dentro i finanzieri per settimane e fuori, sul marciapiede, gli ambulanti che sistemavano i loro banchetti. Questo sistema non ci sta bene. A noi legano le mani, a loro è permesso tutto. Oggi per fortuna l'atteggiamento sta cambiando, ma negli anni scorsi la prefettura, da noi sollecitata infinite volte, ripeteva che l'abusivismo non è una priorità. Cosi ci hanno lasciato soli a difendere l'orgoglio di una comunità». Oggi la mentalità non è più la stessa. Francesco Parrella, comandante dei vigili, organizza blitz su blitz, ma sono una goccia nel mare. Gli abusivi la fanno da padrone. E quando lo Stato li punge loro alzano le spalle. Un dato, parziale ma suggestivo, apre una finestra sul clima che si respira nell'altra Alassio, quella che spreme la ricchezza portata dal turismo ma vive fuori dal circuito della legalità.

La S.C.T, una delle due società che monitorano le strisce blu, ha fatto circa 700 multe in un anno alle auto degli abusivi in divieto di sosta. Con una media di 38 euro per volta. Ma, a quanto pare, il calcolo è pura teoria: nemmeno un'infrazione, una su settecento, è stata pagata. E il meccanismo va avanti: le automobili sono spesso strapiene di prodotti, sono magazzini ambulanti, sono sempre le stesse. E sono sempre li. Tutto in pochi metri. Le due Alassio si sfiorano e si mischiano, ma hanno regole diverse. «Sulla spiaggia davanti all'albergo – spiega Davide Crema, direttore del monumentale Grand Hotel, uno dei simboli di Alassio – cerchiamo di tenere alta l'immagine della città.

Ma tutti i giorni ci si deve armare di santa pazienza e ricominciare». C'è chi per uno scontrino mancato ha subito estenuanti controlli e versato penali salatissime. E chi uno scontrino in vita sua non l'ha mai fatto. Ma lo Stato non gli ha mai presentato il conto.

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