Un coro quasi unanime di elogi con l'unica eccezione, garbata, dei figli di Bettino Craxi, Bobo e Stefania. La morte di Francesco Saverio Borrelli, già capo del pool di Mani Pulite, arriva nel giorno in cui si uccise in carcere Gabriele Cagliari, ventisei anni dopo, dopo mesi di carcerazione preventiva e una dozzina di interrogatori. Ma il kaiser di Mani Pulite, uno con la toga nel sangue, quando quella stagione di manette tintinnanti è ormai lontana se ne va circondato da un rispetto che sfiora la santificazione. Persino Tiziana Parenti, che lasciò il pool perché si disse ostacolata nelle sue indagini sul Pci-Pds, lo ricorda con affetto. «Mi dispiace che sia morto. Al di là dei dissensi che ci possono essere stati, indubbiamente Borrelli è stato un ottimo magistrato». Per Titti «la rossa», anche la scelta di non andare a fondo nelle indagini sulle tangenti rosse fu «fatta più da D'Ambrosio che da Borrelli».
Se suonano scontati l'omaggio dell'Anm a una «figura esemplare di magistrato», il cordoglio di Marco Travaglio per la scomparsa del «più grande di tutti» o il saluto di Francesco Greco, già nel pool e ora procuratore capo di Milano, colpisce la trasversalità del cordoglio delle istituzioni. Mattarella saluta il «magistrato di altissimo valore» che «ha servito con fedeltà la Repubblica», ma anche il presidente del Senato Elisabetta Casellati ricorda di Borrelli gli «incarichi di grande prestigio ed estrema delicatezza».
Si allineano pure la terza carica dello Stato, Roberto Fico, che piange un uomo che ha «scritto una parte importante della storia del Paese», il vicepremier Luigi Di Maio «Il suo esempio, i suoi valori di indipendenza e legalità, siano guida per il lavoro di ognuno di noi» - e il Guardasigilli Alfonso Bonafede («Lascia un'eredità importantissima soprattutto in tema di indipendente e determinata lotta alla corruzione»). Stessi toni per il governatore lombardo del Carroccio Attilio Fontana, addolorato per l'addio a un «protagonista di una stagione che ha segnato la storia recente del Paese» e «attento al mondo del sociale», come per il segretario Pd e presidente della regione Lazio Nicola Zingaretti, che piange la perdita di un «grande magistrato e un uomo perbene».
Una prima crepa nell'armonia del coro la apre l'ex direttore del Tg4 Emilio Fede, che ai «tanti meriti» affianca i «tanti interrogativi» su Tangentopoli. E in controtendenza è il ricordo di Bobo e Stefania Craxi.
La seconda al «rispetto dovuto all'uomo» aggiunge l'etichetta di «protagonista di una stagione infausta», seppur «coerente». Bobo saluta una «persona sobria e garbata» che fu «una delle punte di diamante di quello che io considero un colpo di Stato», poi capace di un «netto ripensamento sull'efficacia di Mani Pulite».
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