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I dem restano in mezzo al guado recitando il mantra: "Tocca a loro"

Renzi smentisce i contatti con Casaleggio. Si aspetta il Quirinale

I dem restano in mezzo al guado recitando il mantra: "Tocca a loro"

Roma - Wait and see: mentre tra Cinque Stelle e Lega continuano minuetti e giochi delle tre carte, il Pd resta alla finestra.

«Adesso noi dobbiamo fare una cosa: aspettare le indicazioni del presidente Sergio Mattarella», ammonisce il reggente Maurizio Martina, «e capire quale sarà lo scenario da lunedì. Noi vogliamo essere assolutamente rispettosi di questo passaggio che il presidente sta facendo». Non è chiaro infatti se da domani ci sarà un nuovo esploratore istituzionale in campo, nella persona del presidente della Camera, il grillino Fico, o se accadrà qualcosa d'altro. E finché non si capisce questo, è inutile aprire diatribe interne sul dialogo o meno con i pentastellati di Casaleggio. Nel frattempo, tanto vale bombardare i «cosiddetti vincitori», Salvini e Di Maio, che per Martina stanno dando «uno spettacolo di scarsa responsabilità: siamo al quarantottesimo giorno di stallo, di polemiche veti e controveti. Diciamo che siamo passati da prima gli italiani al prima i fatti loro». Del resto Matteo Renzi smentisce le voci di contatti già avviati con la Casaleggio e ribadisce: «La linea resta: tocca a loro». Fico o non Fico, conferma Matteo Orfini, «non cambia nulla: restiamo all'opposizione. E quando ci saranno nuovi sviluppi, ne discuteremo in direzione», replica a chi, come Andrea Orlando, sollecita il Pd a «stare in campo» e denuncia l'urgenza «drammatica» di «aprire un confronto» nel partito.

Poi nel Pd c'è chi già si è convinto che i grillini siano una nuova costola della sinistra, come il sindaco di Milano Sala, che già lancia il cuore oltre l'ostacolo: «Auspico assolutamente il dialogo tra Pd e M5s, partendo dal presupposto che ovviamente su alcuni principi fondamentali bisogna intendersi». E chi invece pensa manchino i presupposti di base per discutere con Di Maio e compari: «La loro natura è profondamente ambigua», dice al Foglio l'orfiniano Fausto Raciti, «non sono una normale forza politica costituzionalizzata». E non è un problema di contenuti politici, «perché per loro i contenuti sono indifferenti, come dimostra l'indistinta apertura a Pd e Lega». Una risposta chiara al medesimo Fico, che - forse ingolosito dalla prospettiva di un incarico - manda bacetti ai dem parlando di «punti di contatto» e registrando «con piacere» le aperture Pd.

Un interrogativo inquietante sulla Lega e i suoi legami arriva invece da Antonello Giacomelli: «È legittimo chiedersi se, dietro le improbabili sceneggiate di Salvini» ci sia qualcosa che esula dal dibattito politico interno, dice il sottosegretario alle Comunicazioni, «e in particolare il rapporto con il partito di Putin ed i reciproci conseguenti impegni: l'accordo firmato mesi fa prevede che Lega e Russia Unita si consultino e si scambino informazioni.

Si sono consultati? Le scelte di Salvini sono autonome o coincidono con gli auspici di Putin?».

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