I disegni della regina degli identikit: i volti dei ricercati come fossero foto

È esperta anche nell'identificazione delle vittime dei disastri

I disegni della regina degli identikit: i volti dei ricercati come fossero foto

Si chiama Elena Pagani, ha 50 anni, di cui 27 passati nella Polizia di Stato ed è campionessa di identikit. L'assistente capo coordinatore ha ricevuto un premio, ovvero una lode dal ministero dell'Interno per l'identificazione delle vittime del terremoto di Amatrice, ma soprattutto per la ricostruzione del volto di Guerlin Butungu, il capo branco degli stupratori di Rimini. Oggi terrà una conferenza dal titolo «Il disegno accademico di ricerca nell'investigazione criminale» al nono convegno del Sap (Sindacato autonomo di Polizia) che si terrà al Palacongressi di Rimini a partire dalle 16.

Entrata nella Polizia di Stato nel 1992, per 14 anni Elena ha fatto servizio operativo sulle volanti di varie questure e 13 anni fa è entrata nella polizia scientifica.

«Ho le qualifiche di dattiloscopista (ovvero di chi si occupa di impronte digitali o frammenti di impronte digitali per identificare le persone ai fini di polizia giudiziaria) - chiarisce - di videofotosegnalatore (il poliziotto che ha il compito dell'analisi delle scene del crimine), sono tra i 90 operatori DVI (Disaster victim identification) che è uno staff che è impegnato nell'identificazione delle vittime sui disastri di massa) e operiamo sia su tutto il territorio nazionale che in rappresentanza nazionale all'estero qualora, disgraziatamente, - prosegue - dovessimo avere dei connazionali coinvolti in disastri che possono andare dalle calamità naturali agli attentati fino alle sciagure aeree».

Ma ben prima di entrare in polizia la Pagani, che è rappresentante sindacale del Sap e consigliere della segreteria provinciale di Mantova, ha ottenuto nel 1992 la qualifica di maestro d'arte e disegnatore anatomico all'accademia di Belle arti di Brera, laureandosi con 110 e lode. Subito dopo ha conseguito un master a Stoccolma di incisione d'arte.

Il lavoro per riuscire a ricostruire il volto di uno degli stupratori di Rimini e, di fatto, per aprirgli le porte del carcere, è stato meticoloso.

«Ho lavorato insieme a una delle vittime - racconta - ovvero la transessuale peruviana, in una collaborazione straordinaria che non ha precedenti nella storia dell'investigazione. C'è stato un connubio di intesa e di disperazione di questa donna che ha contribuito in maniera decisiva. Le vittime erano tre: lei e la coppia di fidanzatini polacchi che però non ho mai conosciuto. Ma la transessuale è stata di fondamentale importanza. In un'area riservata negli uffici della Squadra mobile della questura di Rimini - continua - l'ho ascoltata per sei ore, che sembra un tempo lungo, ma in realtà è breve e ho fatto un lavoro da record».

Anche perché la Pagani disegna unicamente a mano a livello accademico. «Alla fine però - chiarisce - sono riuscita ad arrivare alla realizzazione completa tridimensionale di un'immagine a colori che è stata riconosciuta persino dal sistema informatico Sari che ha posizionato il disegno, riconoscendolo come fotografia, in 26esima posizione su 18 milioni di candidati. È una cosa di grande soddisfazione per tutti, anche per tutte le donne che combattono contro queste violenze».

A breve uscirà un suo libro scritto insieme al professor Alessandro Meluzzi, che sarà un saggio didattico artistico criminologico in cui lei interviene come disegnatore anatomico e Meluzzi come psichiatra forense e in cui racconteranno come sia possibile estrapolare ricordi dalla memoria traumatizzata di vittime o testimoni.

Ciò che la Pagani ha fatto ha del miracoloso, visto che la percentuale di verosimiglianza reale tra la sua ricostruzione anatomica e il volto di Butungu è risultata essere corrispondente al 98,7 per cento.

Che cosa ha fatto la differenza rispetto agli altri metodi di identikit? «La comunicazione verbale ed emotiva - confessa - è rilevabile da un

essere umano e non da una macchina. È un concetto che non viene attuato e assimilato da tutti.

Ma noi italiani abbiamo una storia millenaria di grandi artisti, letterati, disegnatori, pittori. Non siamo secondi a nessuno».

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